' cc La caratteristica essenziale dell'immagine è la sua presenza», scrive Alam Robbe Grillet. Di cui è nota la polemica contro il cinema detto « di papà » in cw ccncn ci viene risparmiato nessun anello nella successione degli eventi troppo attesi: suona il telefono, l'uomo stacca il ricevitore, si vede allora l'interlocutore che chiama dal1'altro estremo, l'uomo risponde che viene, riattacca, passa la soglia, scende le scale, sale m macchina, corre lungo le strade, ferma la macchina davanti a una porta, sale una scala, suona un campanello, un domestico viene ad aprirgli, ecc ... La nostra mente, in rer.ltà, va più presto - o più piano, altre volte. La sua andatura è più varia, più ricc3, e meno pacifica: salta passaggi, registra con precisione elementi ' senza importanza·, si ripete, torna indietro. E questo tempo mentale è proprio quel• lo che ci interessa, con le sue stupefazioni, i suoi vuoti, le sue ossessioni, le sue zone oscure, poiché è quello delle nostre passioni, quello della nostra ••la» (Au.1N RoeeE GRILLET, prefazione a L'anno scorso a i\1arienbad, Torino, Einaudi, 1961 >. ' Nel presentare, avallandolo colla sua autorità, l'« antiromanzo » della Sarraute (NATRALIESARRAU!E, Ritratto di ignoto, Tropismi Conversaziane e sottoconversazione, con una prefazione dl Jean-Paul Sartre, Milano, Feltrinelli 19591Jean-Paul Sartre scriveva: ccSenza dubbio molti autori hanno sfiorato di sfuggita e persino scalfito il muro dell'inautentlcità, ma non ne conosco uno che di proposito ne abbia fatto Il 20 - a vivere abbraccia tutti gli strati sociali, cosa che ha espresso ponendo al centro del film, nel momento della scomparsa di Laila, dapprima una scena in cui quegli operai la guardano con ostilità pari a quella del borghese dai cani, e in seguito un'altra in cui quegli uomini del popolo portano un tabuto da qualche parte>. (Naturalmente quanto riferisce Goldmann non conta nulla; posso mettere una casacca d'operaio a un manichino malinconico, non per questo avrò mostrato la reificazione di cui soffre la classe operaia, o almeno certi suoi settori: è sconcertante che Goldmann, da anni familiare colla problematica che assilla la critica di formazione marxista, cada in tali ingenuità.) Il fatto nuovo, infine, nell'opera di Alain Robbe Grillet sarebbe costituito dall'approdo del film, dal suicidio del protagonista. Per la prima volta il suicidio (il «narratore> muore, come si ricorderà, nella stessa circostanza di Laila) fa capolino nell'opera di Alain Robbe Grillet lasciando prevedere sviluppi nuovi in questo scrittore: e Il romanticismo, l'affermazione che l'essenza può abbandonare il mondo e situarsi nell'immaginario, soluzione verso la quale si sono orientati un certo numero di importanti scrittori contemporanei? La tragedia cui è già vicino ne l'immortelle? Il ritorno al realismo contemplativo dei suoi primi romanzi che si limita a registrare implacabilmente la struttura d'una società reificata o infine una presa di posizione combattiva esplicitamente umanista e critica? >. E' certo, conclude Goldmann, che Robbe Grillet si trova a una svolta, a una «impasse> analoga a quella del Sartre de I sequestrati di Altona. A noi sembra viceversa che Robbe Grillet, con l' Immortelle, abbia chiuso il suo discorso di autore di cinema. Se da un canto l'evidenza dell'immagine, la sua fungibilità nel tempo e nello spazio, il fatto che il cinema possa adeguarsi ancora piu naturalmente della parola al tempo mentale 2 sono assai congeniali alla poetica di Robbe Grillet, d'altro canto piu di quanto non accada nella pagina letteraria, che mantiene un suo spicco, il cinema rivela l'aridità di quella poetica, di quell'atteggiamento ( e smaschera lo sguardo>, dice Baldelli). Nel cinema, almeno nel cinema di un Robbe Grillet, la e scuola dello sguardo> 3 vede ancora meno e peggio; i silenzi dell'autore, la sua neutralità dinnanzi all'oggetto ( e l'elefantiasi dell'oggetto >) si fanno ancora piu atoni, e visibili ad occhio nudo sono le giunture intellettualistiche e gli artifici preziosi ma vecchi. E' noto come nel mostrare le cose e là>, lasciando allo spettatore (o lettore) il còmpito di decifrarle, alcuni critici - mi riferisco al Castellet - vedano una democratizzazione del colloquio autore-lettore. Al quale proposito Cesare Ca-
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