giovane critica - n. 6 - dic.-gen. 1964-65

5 GBORC Luucs, Tlu,,,.,.. Mann e la lra~edia delrarte moderna, Milano, 1956, p. 121. • Cfr. AucuSTo Gu101, Il primo Joyce, Roma, 1954, p. 92. sostanza di fondo? E piu particolarmente: quale tratto specifico giustifica il saldarsi della duplice forma in una struttura organica unitaria? La saldatura può avvenire e avviene soltanto nella misura in cui la visione del mondo ispirata dalla totale assenza di prospettive circa gli accadimenti sociali e il destino dell'umanità non viene anche perseguita attraverso la deformazione delle determinazioni della realtà oggettiva adattata a questa assenza di prospettive. Proprio come nell'opera di un altro grande artista del nostro secolo, di Thomas Mano, alla soggettività come tale viene qui « contrapposto un mondo esteriore indipendente, che si muove secondo leggi oggettive autonome, provoca continue interazioni con la soggettività e forma il milieu storicamente adeguato per il dfapiegamento di essa, ma le cui decisive categorie strutturali non sono determinate da quella, anzi, determinano la sua natura, la sua crescita, il suo dispiegamento » 5 • Sulla base di un criterio che relativizza la deformazione semplicemente filistea come quella eccentricopatologica, e colloca l'una e l'altra al posto che loro spetta nel quadro della società d'oggi, Chaplin e Thomas Mann riescono a calare il contenuto diretto dell'eredità culturale da cui dipendono in una prospettiva critica, a storicizzarne la tendenza dissolvitrice, introvertita. La ribellione estetica di Adrian Leverkiihn incarna si la ribellione dell'artista moderno nell'accezione joyciana, con le sue tare e le sue manie cosmiche, con la sua pazzia e i suoi vezzi demoniaci, faustiani, ma non al punto da costituire - come accade invece per lo Stephen di Joyce - una proiezione dell'atteggiamento autobiografico dell'autore: al contrario, gli si oppone dialetticamente. E' insomma il personaggio oggettivato, non il creatore di esso, a impastoiarsi negli umori della decadenza; ed è la stessa sapiente costruzione logica dell'opera a contenere nel suo spartito dispiegato e attentamente sorvegliato, in guisa di mostruose apparizioni (rappresentate cioè in essa come mostruose), le inversioni del decorso storico normalmente conseguente. Non a caso il destino di Leverkiihn è analogo a quello di Joyce. Le loro composizioni estreme sono lamentationes, prestigiosi e abissali aneliti dello spirito: davvero si può dire - come è stato detto• - che il joyciano Finnegan's Wake sfugge ormai, ultima apostasia e ultimo esilio, anche al dominio dell'umano linguaggio, raffigura la morte e la dannazione dello stile. Qualcosa di intimamente aderente al senso della parabola tragica descritta nel Doktor Faustus, o meglio alla disposizione morale e sociale dell'autore nei riguardi di essa, si rintraccia in Monsieur Verdoux ( come già anche, benché in misura assai pili ridotta, in The Great Dictator): una consimile variazione sul tema della decadenza e della morte, al fine di ritrarre nell'esperienza di una catastrofe individuale la prospettiva per una giusta illuminazione della catastrofe di un'intera società. Non appartiene ai limiti del quadro qui tracciato l'analisi dei punti di con- -15

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