3 ARNOLD HAUSER, Storia ,ociale dell'arte, IV, Torino, 1956, p. 359. • ARNOLD HAuSER, Storia ,ociale dell'arte, cit., p. 363 sgg.; JosEPH WARBEN BEACH, Tecnica del romanz.o novecentesco, Milano, 1948, p. 395 sgg. blematico a se stesso, assiste a un processo sempre piu intenso cli disgregazione della propria unità personale. « Il nuovo secolo è pieno di contrasti cosi profondi e l'unità della sua visione cosi minacciata », scrive l'Hauser, « che il principale, spesso l'unico tema dell'arte diventa la congiunzione degli estremi, la sintesi delle massime contraddizioni » '. L'esatta comprensione dei contrasti e delle contTaddizioni storiche del secolo ventesimo, nonché del loro diverso grado di ripercussione e reazione sul corpo della tematica chapliniana, è assolutamente pregiudiziale all'analisi sistematica di quest'ultima. Non è qui possibile far ricorso a un'esemplificazione molto circostanziata; basti sottolineare, a un livello estremo cli astrazione e generalizzazione, come le direttive fondamentali di lavoro non coincidano, in Chaplin, con le tendenze prevalenti nell'àmbito della letteratura, della pittura, della musica, del teatro e dello stesso cinematografo nel primo novecento. Il cinema, appena da poco padrone delle proprie forze, già insegue le piu esasperate deformazioni soggettivistiche del futurismo ( 1916), dell'espressionismo ( 1919), del dadaismo ( 1923), del surrealismo ( 1926); la musica si incammina decisamente nel senso dell'impiego coerente e totale del materiale cromatico, cancellando la differenza tra armonie consonanti e dissonanti, e perseguendo una proporzionale rarefazione della concretezza sonora, una progressiva elisione dei legami discorsivi tra i suoni; in pittura, di contro alla spazialità definita e concreta dell'espressione figurativa tradizionale, emerge l'aspetto soggettivo della nozione di spazio, una spazialità cioè entro la quale le forme della natura non hanno piu peso né spessore, e perdono in organicità, in consistenza, in coesione di nessi reciproci. Nel frattempo anche il problema dell'impostazione del romanzo subisce un completo rimaneggiamento. Al rapporto tra l'autore e la realtà, che l'ottocento mantiene sempre costante, al racconto costruito in terza persona, succedono altri tipi di racconto e di tecniche narrative, l'io autobiografico, il flusso delle associazioni mentali lasciate scorrere liberamente ( « monologo interiore »), o la narrazione « oggettiva », caratterizzata sia dalla scomparsa totale di un punto di vista estraneo agli avvenimenti narrati, e perciò di ogni realtà diversa da quella soggettiva della coscienza dei personaggi, sia dalla soppressione dell'identità tra tempo sintattico ( oggettivo) e tempo semantico ( o psichico). Se già con Proust ha inizio il processo di disintegrazione della psiche, in quanto « l'ordine cronologico delle esperienze cede alla commutabilità dei contenuti della coscienza », Joyce oltrepassa lo stesso Proust nella spazializzazione del tempo, e presenta gli avvenimenti interiori non solo in sezione longitudinale, ma anche trasversale: immagini, idee, fantasie, ricordi, si riversano improvvisi e in contiguità immediata gli uni con gli altri •. Joyce riduce l'universo ad espre~sione della coscienza, e nel pro- -13
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