► porti di queste riviste con la specifica lotta politica? Ho indicato rapidamente l'ambiente ideologico di ogni rivista, ma come si traduce questo fenomeno che può essere osservato un po' ovunque a diversi livelli, in Italia come in Francia, e che vede giovani generazioni di militanti prendere coscienza allo stesso tempo di talune esigenze politiche e di un certo gusto per il cinema? Diciamo subito che l'esistenza in Francia di una cospicua rete di cineclubs pone la domanda in termini differenti, in rapporto all'Italia. Difatti questi cineclubs sono lungi dall'essere tutti di estrema sinistra; anche al difuori delle Fédérations des Cinéclubs confessionali ho ricordato dianzi la moderazione di cui testimonia Cinéma 64. Diciamo anche che i militanti politici più attivi non si reclutano necessariamente tra i membri ortodossi del PCF. Quando uno apprende, del resto, che il PCF non ammette minimamente le divergenze interne, e addirittura le perseguita mediante il proprio apparato poliziesco ottimamente funzionante, non ci si meraviglierà che certi collegamenti non appaiano con evidenza. Ma, per non rimanere all'apparenza, il fenomeno esiste, soprattutto a Parigi che svolge, nella vita politica e culturale francese, un ruolo centralizzatore grandissimo. E si vedono apparire sempre più di frequente intellettuali per i quali il rifiuto - per esempio - del cinema francese tradizionale à la Delannoy non implica l'accettazione dell'anarchismo da salotto stile nouvelle vague, ma implica la rivendicazione d'un cinema libero, liberatore; per i quali il rifiuto del vecchio dogmatismo staliniano non implica l'accettazione di un vago liberismo culturale eclettico, di una nuova macinatura della democrazia parlamentare, ma implica la rivendicazione d'una linea rivoluzionarla per il nostro tempo, che sanno bene. non fissata una volta per tutte, bensl da scoprire. Come sanno bene che 11cinema di cui sognano non esiste ancora. Se, sul piano politico, si ha una idea assai precisa di questo stato d'animo leggendo La Voie Communiste (che non ha del resto il monopolio di questa e corrente>, più larga e diffusa), non esiste rivista di cinema che lo esprima pienamente, anche se tracce se ne trovano nelle riviste cinematografiche di sinistra (ad eccezione, mi pare, di Contrechamp, che sembra assuefarsi al ruolo poco invidiabile di guardiano dell'ortodossia, ruolo che, indubbiamente, si è affibbiato da se stessa). E' in questi fermenti che risiede, secondo me, la più ferma speranza di vedere arrivare un giorno una 'ondata' che sia, veramente, 'nuova'. Paul Louis Tbirard Jl.,f orale e società Un convegno come quello che si è svolto a Roma tra filosofi marxisti e Sartre sul tema morale e società non è certo destinato a passare senza importanza in un momento in cui il marxismo sta percorrendo una curva da cui non è ancora uscito, ma che ha decisamente imboccato: dall'inevitabile revisione del dogmatismo staliniano si dirige ormai ovunque verso un ampliamento dei temi e degli interessi derivanti da un rapporto più vasto con altre aree ideologiche della cultura contemporanea. Questo rapporto con la cultura borghese non possiamo certo definirlo negativo, ma di opposizione, proprio perché, mentre il discorso si va svolgendo su una traccia di contenuti propri di essa cultura (dell'esistenzialismo, dello storicismo), scegliendo s'intende la matrice unitaria di questi contenuti, il punto d'approdo rimane sempre un e rovesciamento >e una sostituzione di una concezione del mondo con un'altra. Si produce cosi un arricchimento della ricerca all'interno dell'ideologia. Il marxismo che da tempo o più recentemente persegue questa ricezione, -7
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