dogana Cinema RENZO RENZI, Da Storace ad Antonioni, Marsilio Editori, Parma 1964, L. 2500. • L'arco di tempo descritto dal titolo della raccolta è rli per sé sconcertante e sembra quasi affiancarsi ad una prassi pr<; pagandistica, ma sciolte le prime apprensioni e venendo a conoscenza del • tipo ' tutto si ricompone nel carattere primo ed originale del Renzi, cioè nella forma diaristica estremamente vissuta del suo mestiere di critico. Il volume raccoglie scritti del Renzi, già apparsi su Cinenu, Nuovo, BiDnco e Nero e Cine,ru,. Queste pagine riportano al clima arroventato del processo s'agapò, quando il tribunale militare di Milano si arrogava il diritto di chiamare in giudizio rei di oltraggio alle forze militari, i liberi cittadini di professione giornalisti Ren• zo Renzi e Guido Aristarco, il primo per aver messo in discussione l'onore delle armi fasciste con un progetto di film sulle nostre logore legioni di assalto nelle terre di Grecia, il secondo per avere permesso la pubblicazione di simile insulto alle patrie glorie. Salta fuori da questi articoli da questi studi da queste proposte, la esasperata battaglia per la libertà dell'artista cinematografico, gravato più che gli altri da una bigotta censura, dalle di(ficoltà finan• ziarie e da un pubblico diseducato dalle angustie di una dittatura; ora se è vero che il cinema faticosamente sia riuscito a conquistare certe istanze di autonomia, sia riuscito a non dipendere dal beneplacito di questo o quel mini.!tro, un•altra istanza e meno contingente esigenza viene fuori da questi scritti cioè « la legittimità di un 'azione critica concreta, organizzahile, che si compendia in una fondamentale conquista civile: il diritto di opposizione • (Un mito: EpifaniD e QUJJ, reri,ru,), che in questo momento di ufficialità della cultura è stato smussato, integrato e organizzato nel sistema. In apertura del volume una lettera di confessioni, quasi un memoriale, Rapporto di U1', e.r-balilla, che costituùce un documento spietato, nonostante la dolce _forma di cantilena oommessa e dolorosa, altra• nno il quale viene condotta una critica piena di ripulsa verso e il primo amore »; IODO pagine dolorooe e cariche del pao di una generazione che ha trascorso la propria adolescenza « nella prigione di una dittatura ». Rileggendo gli scritti del Renzi si può cadere facilmente nella visione del documento, rischiando appunto ciò che si augura il critico nelle righe della prefazione cioè una collocazione storica; infatti scor• rendo l'indice scandito da sei nutriti capitoli i titoli invitano per molti versi a riaprire i documenti del XX congresso del PCUS, data la vivacità degli scritti e la ricchezza degli spunti di cui grondano. Sciolti dal ' Giuramento ' vide la luce nel 1956 sulle pagine della rivista Cinema Nuovo, la quale aveva assunto iJ Cilm di Caureli come inizio di una verifica all'interno della stampa cinematografica marxista. Attorno a questo articolo ci si dilaniò, ci si ' confessò ' onestamente de-- nu.nciando pigrizie e buone intenzioni; ora lasciando da parte le re• sponsabilitÌI ed i lutti dell'orgoglio cliioriamo ciò che ancora non è stato letto in quell'orticolo cioè il senso civile e democratico delle responsabilità che uno cultura cli ispirazione marxista de\le avere in un momento della storia del nostro paese in cui si sembra dovere scivolare senza stridori sui « binari appena ingrassati del centro oinistra • (Chiaretti, Mondo Nuovo, n. 31). Queste pagine scottano ancora almeno per chi continua a credere nella rivolurione culturale~ ragion pe.r cui non possiamo collocare storicamente questi scritti. per• ché per chi abbia ancora orecchie essi sollecitano a riesaminare quella frattura che ancora oggi divide non solo il campo dello critica cinematografica, ma cosa più grave la superCicie solidiCicata delle proopet• tive (teniamo naturalmente in conto l'articolo del Renù apparso su Cinenu, Nuovo n. 166 dal titolo Condi:ione della vita. sociafumo e trogedi,a) e delle metodologie. Gli ultimi scritti del Renzi portano l'impronta di una disamina e di un sordo rancore contro se stesso, ma una cosa è certa : che que,. st'uomo bolognese (discorde e concorde con la particolare provincia da cui proviene) gentile e mordace, con iJ bisogno di prendere in giro gli amici almeno una volta al mese, che continua ad angustiarsi con la sua civettuola dimensione di piccolo borghese, in fondo vorrebbe essere smentito, ma per noi che, come anche per lui stesso, non è necessario a: metterci tra parentesi • e impalarsi nell' « epoché •, ripren• - 71
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