giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

di successo, che pure avrebbero dovuto provocare. Sicché il cinema o sovreccita pericolosamente o svoglia, impigrisce e appiattisce (a parte il benefico uso che se ne potrebbe fare per certe diagnosi e terapie). espresso da un film come Ombre rosse, con una potenza di catarsi? I medesimi effetti procura un'opera musicale, disposta alla stessa maniera, oppure un'opera di carattere figurativo, e via discorrendo. E non basta: al posto del film Ombre rosse, e con il medesimo vantaggio, poteva esserci una lunga passeggiata, l'audizione di un programma di canzoni, un racconto distensivo. Inoltre, il genere western, per un certo tipo di pubblico rappresenta sempre una parentesi distensiva per la sua finzione iperbolica, di cui si ricerca il cànone del punto di partenza inverosimile per il piacere fiabesco dei contrasti rudimentali. • Per es., del film Bernadette esalta « l'alta positività», p. 56. Altrove definisce Cronaca familiare « film di una monotonia esasperante »: come tale in grado di darci la carica. « Ad un altro gruppo sperimentale di soggetti ho proiettato un hlm di una monotonia esasperante, Cronaca familiare, che prospetta quel tipo di vicenda, di fronte al quale si rimane in uno stadio di indecisione o quanto meno di incertezza [ ?]. Dopo la proiezione, la motivazione al successo dei soggetti era straordinariamente aumentata. Sono questi film che piacciono perché costituiscono una moda [? J ma evidentemente rispondono ad un bisogno perché in generale la vita che oggi viviamo ci scarica di energia aggressiva; quando si va a vedere questi film, noi ci si trova allora una specie di compenso ». N. Fabbretti, un sacerdote studioso di cinema, assimila giustamente Berna,. 60 - Lo sperimentatore rimane sconcertato per l'« appiattimento, provocato da I cannoni di Navarone. Ma, ancora una volta, questa conseguenza dipende dal linguaggio cinematografico, da una situazione cinematografica, o non piuttosto, semplicemente, dalla natura scadente di quel film, per cui l'appiattimento diventa naturale nello spettatore: un soggetto normale non si sente esaltato o eccitato alla visione di un film del genere, ma, semmai, depresso ammosciato o indifferente: quindi, non certo spinto a compiere « imprese ricche di iniziativa>. A questo punto lo psicologo deve limitarsi ad esortazioni generiche e pacifiche, anche perché gli esempi posti a prova degli assunti teorici mostrano poca pratica di cinema•. Esortazioni del tipo: non esagerate coi western e con i film aggressivi (p. 27); evitare l'eccessiva frequentazione del cinema nell'età evolutiva; preoccupiamoci dei traumi che derivano da scene troppo aggressive e troppo libidinose; i film per bambini devono avere contenuti e svolgimenti narrativi particolari, niente esaltazione dell'oppressione o fatti di competizione spinti troppo oltre (pp. 56-57). Avvertenze normali come: nella percezione cinematografica ci sono situazioni di distorsione percettiva e mentale. Modifiche a certi correttivi suggeriti precedentemente: dove si predicava il controllo contro l'intossicazione, preventivo e a posteriori, ora si dice di pensare non tanto alla censura preventiva quanto all'intervento del magistrato « su film che hanno generato allarme , (p. 84). Insomma, nonostante certi improvvisi ritorni di fiamma (ad es., un interlocutore, 11quale chiedeva che dal documento conclusivo del simposio fosse tolta l'espressione che fa carico all'immagine di privare la persona dei poteri critici, viene interrotto con le parole: e Questa è la pura realtà!>), la psicologia sperimentale chiude sfumando i con-

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