giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

di « ritmo delta> (sentimenti penosi). Riprova che lo spettatore al cinema si troverebbe squilibrato e privo di quelle difese che provengono normalmente dall'autocritica. Il cinema semina il disordine nella vita mentale alterando i ritmi consueti della vita normale. D - Fenomeno del divismo. < La Monroe ha trascinato in una catena di suicidi molte persone non soltanto in America, ma anche in Europa e in Italia>. Segno cli una regressione originata dal fatto cinematografico. E - Al cinema manca il pensiero logico, le relazioni logiche. Le persone assistono come monadi: sul piano critico non possono e non cercano di corrispondersi, immerse in empatia con la vicenda cinematografica: se appena si scambiano una riflessione critica cessa la loro partecipazione alla vicenda filmica. Insomma, si -partecipa ad un film come quando, affaticati o stanchi, invece che leggere si vedono le figure, oppure si prende in mano un giornale a fumetti o si legge un libro giallo « che non impegna il pensiero>. Manca la parola, al cinema, « un linguaggio cosciente, un linguaggio articolato in proposizioni logiche>, surrogato dal linguaggio emotivo comune ai libri gialli: dunque, lo spettatore viene privato della ragionevolez58 - cerca non viene compiuta e poi confrontata con, per es., la situazione pittorica, letteraria, musicale, etc. In fondo, si tratta di alterazioni normali nell'equilibrio interiore, che avvengono comunemente, su scala e misura diversa, caso per caso, ogni volta che forti emozioni percuotono l'individuo generando prostrazione o gioia, sentimenti penosi, malinconia, apertura festosa, etc. Provi il ricercatore a scandagliare il rapporto dei ritmi durante una profonda emozione musicale: «teta> non mancherà di surclassare gli altri ritmi. Per l'esempio della Monroe, prec1s1amo che non esiste la catena di suicidi in conseguenza della morte dell'attrice; vi fu il caso del suicidio di una ragazza, a Parigi, un'attricetta, la quale evidentemente aveva tutti i sintomi patologici di una predisposizione: la poveretta si è uccisa in questa occasione, come avrebbe potuto uccidersi in ogni altra. Tali esempi presentano casi anormali: sui quali cade il fenomeno cinematografico come potrebbe cadere, di peso, qualsiasi altro stimolo o provocazione diretta. Monadi, gli spettatori: in un certo senso, va bene che sia cosi, proprio come succede nella sala di concerti e nella stanza di lettura di una biblioteca: insomma, in qualunque circostanza in cui si apre un dialogo appassionante fra noi e un testo, di qualunque linguaggio e genere. Tuttavia gli spettatori, si dice, partecipano senza l'impegno del pensiero, Ma a chi non capita di parlare con spettatori che durante e dopo la proiezione esprimono riflessioni esatte e pertinenti, dotate di pensiero e di concatenazioni logiche (a proposito: non impariamo ancora a distinguere nella congerie dei racconti e gialli > le opere di impegno autentico, cli scrittura robusta, capaci di muovere il pensiero?). Pochi siffatti spettatori? Forse; ma sono pochi anche i lettori in grado di riflettere, di distaccarsi criticamente nella scelta e nel rifiuto delle opere, durante e dopo la lettura. Idem per il frequentatore di musei, l'ascoltatore di musica, etc. E tuttavia gli spettatori e appena vogliono scambiarsi un'impressione razionale, la loro comunicazione si verbalizza e la situazione emotiva si interrompe> E' vero, dunque, che ad un certo punto la situazione di soggezione ipnotica, intossicata, si interrompe, e allora anche durante uno spettacolo cinematogra-

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