giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

tano in piedi ed è come una biscia gli fosse entrata nella camicia, non seguono 11labile tema, sono presi esclusivamente dal tempo di terzine in quattro quarti. Il fenomeno si ripete con ogni altro cantante che attacchi su questo ritmo, il pubblico sa riconoscerlo alla prima battuta e compartecipa di scatto. Il filo diretto è stabilito nell'arco di un paio di misure musicali, un meccanismo dell'ist.into. E poi, finalmente, ecco qua l'Adriano Celentano [ ...]. Questo tipo dalla faccia un po' beota ha un dominio totale su una popolazione di adoranti. Le mie due ragazzine lo guardano con occhi di febbre, le scarpette da tennis battono il tempo, prevedono il sincopato, marcano 11controtempo senza sbagliare una battuta [ ...]. Sono già tre ore e mezzo di questa storia, ma è chiaro che i quindicimila starebbero qui fino all'alba. La carovana rientra negli alberghi alle due, il mattino dopo sveglia alle otto, alle nove tutti in piazza, la folla c'è ancora, riprendono gli inseguimenti alle vetture [ ...] >. Come vedete, l'empatia dura in misura considerevole; nessun film, per quanto soggiogante, potrebbe competere, nell'isterismo di massa, col Cantagiro e calamitare il pubblico ad un grado simile. D'altronde, sempre più spesso i giornali portano titoli di questo genere: e Gravi disordini dopo lo spettacolo di cinque cantanti inglesi>, e Migliaia di teppisti eccitati dalla musica devastano una città di mare in Olanda: danni enormi> (La stampa, 11 agosto 1964). Naturalmente, il cinema ha modo di giungere allo spettatore e di accerchiarlo, diminuendone i poteri di controllo e verifica, giovandosi sopratutto del fatto che il fluire della proiezione non consente pause per la riflessione immediata. In questo senso, pochi altri mezzi di comunicazione generano una partecipazione emotiva dello spettatore pari a quella del linguaggio cinematografico. Ma di questo argomento parleremo particolareggiatamente altrove. Il cinelinguaggio incide in profondo, con azione traumatica, d'accordo: ma unicamente su situazioni patologiche o prossime alla patologia. Qui finalmente si verificano processi di identificazione, nel senso di sottomissione assoluta, di nevrosi, etc., come vedremo fra poco. Quando invece il cinellnguaggio cade su situazioni normali, allora avremo forse (con differenza di intensificazione rispetto ad altri mezzi di comunicazione) una partecipazione dello spettatore che va, ogni volta, da un minimo ad un massimo; distinguendo 11minimo e il massimo a seconda delle situazioni personali, ma considerando, sempre, una certa quota di distacco, e quindi (a comprensione avvenuta, a spettacolo concluso) una gamma di opinioni ed una apertura probabile di dialogo. Occorre distinguere, caso per caso. - 55

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