giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

complessità di linguaggio, per suggestione emotiva, per immaturità critica, ma solo per la banalità del film medesimo. Questa è l'accusa che in primo luogo gli educatori devono rivolgere al cinema. Fino a quando !"azione convergente degli educatori e degli uomini di cultura e di buon senso non avrà ottenuto il rifiuto della stragrande maggioranza degli attuali prodotti cinematografici (senza troppa indulgenza malintesa per gli aspetti economici del problema) non si sarà corretto un bel nuJ. la. La prima correzione si deve dirigere a un ridimensionamento delle scelte delle occupazioni del tempo libero, degli spettacoli, dei divertimenti. Non sono i terrù delicati e impegnativi che creano insormontabili difiicoltà al ricupero pedagogico, non sono le leggi emozionali del linguaggio cinematografico, ma piuttosto la banalità, la futilità, la superficialità, la povertà di intelligenza, il disimpegno, gli in.fant!lisrrù e le regressioni dell'erotismo e della violenza, e simili cose, che rendono impossibile per la maggior parte dei film ogrù correttivo che non sia il rifiuto e la scelta di esperienza d'altro genere più ele• vato ». 5 La -seconda ragione a favore della tesi dell'evasione coercitiva (o fascina• zione) del cinema mi pare Irrilevante: « [ ...] dal punto di vista psicologico un fatto rappresentato in un film è ben diverso dallo stesso fatto nella realtà perché costituisce una situazione parti• colare, una situazione che isola Io spet,. tatore da ciò che vede ». E come potrebbe essere diversamente, ammesso che la proiezione interessi lo spettatore? Anche « un fatto rappresentato » in un romanzo, in una musica, in un dipinto, etc., non ripete, non calca Il medesimo fatto reale, e isola il consumatore da· gli avvenimenti circostanti. 54 - gara per la più bella canzone e il più bravo cantante, la giuria è estratta a sorte tra il pubblico, non ci sono pastrocchi. La gente lo sa, lo vede e applaude. Eccolo, finalmente, Il contatto col pubblico, con la base>. E non sono parole. e Sa cosa le dico? - dice l'organizzatore in questione rivolto all'inviato dell'Europeo - che al Cantagiro, lei lo vedrà col suoi occhi, viene applaudita perfino la polizia>. E il giornalista, Gianni Roghi, conferma guardando coi suoi occhi lo spettacolo della folla (età media sui venti anni, ma non mancano signore e signori attempati; il ceto sociale, dall'operaio al piccolo borghese) che gremisce il campo erboso e le tribune dello stadio. e Comincio a capire che tra questo pubblico e questi personaggi che cantano e urlano c'è un rapporto molto diverso da quello possibile tra un qualsiasi altro pubblico e un qualsiasi altro attore, cantante o artista che si presenti alla ribalta o sugli schermi. E' un rapporto diretto, si danno del tu, è come si conoscano da anni. E' il rapporto quasi intimo di chi può ascoltare la voce e le parole dell'altro in un momento qualsiasi della sua giornata, quando lo desideri, mette su il disco, si accovaccia, e sta a sentire, cantando insieme. L'altro diventa suo amico, la voce nota. L'altro canta per te, appena vuoi, canta quando sei innamorata o quando ce l'hai su col Federico. Ricordo un'indagine di mercato sulla vendita dei dischi: i ragazzi rispondevano che le parole di una canzone sono un elemento tra i determinanti per dare successo a un quarantacinque giri. Ascolto le parole di queste canzoni e devo riconoscere che non sono spiacevoli, non sono idiote: c'è sempre dentro una situazione d'amore possibile, spicciola ma reale, sopratutto dell'amore tra giovanissimi, il primo bacio, il primo tradimento, il primo appuntamento mancato, Il primo rifiuto, la verginità. I ragazzi che mi stanno vicini le sanno quasi tutte a memoria, canticchiano in coro muovendo a ritmo le spalle, le anche, le ginocchia e i piedi. Il primo a scatenare la platea è Little Tony, una faccia tonda di bel bambolotto col ciuffettaccio. Il programma lo definisce 'l'idolo delle ragazze', annotando anche: 'rispettato da tutti per la sua serietà professionale'. Canta accompagnato da chitarre elettriche su un ritmo di note ribattute. La canzone di Llttle Tony è musicalmente elementare, il tema pressoché inesistente, ma tutto è affidato a questo ritmo ossessivo, il pubblico ne viene immediatamente investito, sulle tribune centinaia di giovani divaricano le gambe e facendole tremare ballano scuotendo le spalle, le braccia penzoloni. La voce di Little Tony scappa continuamente in falsetto, marca tutti gli effetti del sincopato, cosi che il ritmo si accentua con una sorta di esasperazione, di singulto sempre in leggero ritardo, I miei vicini sai-

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