sono venute dal prof. don Pietro Gia. noia: « Chiediamo agli psicologi una più affinata Indagine sui problemi di percezione e di comprensione del film, soprattutto nelle diverse fasi dell'età giovanile. Una parte notevole degli influssi negativi di molti film proviene precisamente da una errata comprensione, da una superficiale comprensione del veri significati di personaggi, vicende, conflitti. E se i meccanismi emotivi hanno spesso la prevalenza e si concludono con pressioni suggestive non accettabili, è anche perché resta non compreso dai giovani spettatori il più impegnativo contenuto psicologico, morale, sociale, umano. O meglio, tale comprensione fa parte più o meno di ogni visione cinematografica. Ma chiede appunto un intervento mediatore dell'educatore per assumere maggiore peso e sicurezza. Lo stesso si dica di un momento che segue, almeno logicamente, i primi due della comprensione immediata e della partecipazione affettivo-emotiva, cioè del momento della riflessione critica. Anche questo fa parte dell'esperienza cinematografica che lo psicologo deve indagare, indicandocene le condizioni del sorgere e dell'operare, le difficoltà e le vie di stimolazione e di guida rispettosa ma Impegnata. secondo le dimensioni compiute della cultura, della moralità e dell'arte ,,. A questo punto si inserisce nella esperienza cinematografica giovanile spontanea. caotica e spesso negativa, il correttivo pedagogico: una robusta educazione generale del giovane spettatore, l'adeguamento dello stimolo filmico al grado di preparazione degli spettatori, la presenza .mediatrice dell'adulto comunque educatore. Ma sopratutto va tenuta presente un'Istanza pregiudiziale: « Spesso Il rapporto spettatore-film è Invalidato non gik per sione difficoltosa. Chaplin, per esempio, appare semplice nelle misure immediatamente comprensibili, nell'episodio comico, nella densità umoristica; ma quanto contiene di satira dell'ambiente, di acuminata penetrazione di fatti della vita contemporanea comporta un apprendimento complesso, un'aggiunta di esperienza che non sono affatto inferiori o minori a quelle necessarie per la fruizione della espressione musicale. La quale, del resto, quando abbandona il piano della resa artistica, diventa facilmente assimilabile e comprensibile, e magari anche di lunga tenuta empatica: la musichetta di Sanremo e il resto, come le forme deteriori generate dal linguaggio cinematografico'. Conoscete il Cantagiro? Forse no. Lasciamo che ce lo spieghi Ezio Radaelli, organizzatore milanese della canzonetta. « Il •cantagiro' l'ho creato per una legittima rivalsa su Sanremo. Io presi in mano il festival nel '59 e lanciai gente come Mina, Celentano, Milva, eccetera. Fui io a provocare il duello Rascel-Modugno, perché convinto che ogni edizione richiedesse una novità. Nel '60 fu, appunto, il boom. Nel '61 inventai i cantautori. Ma io capivo che ormai la formula era vecchia, le canzoni in quel teatro erano mummificate, il contatto col grande e vero pubblico non c'era. Allora suggerii: portiamole in giro per l'Italia e facciamo la finale a Sanremo. Mi diedero del matto. Arrangiai cosi il primo Cantagiro da solo; per la storia, nel 1962. Cominciò subito col tradimento di Milva, che non si presentò alla partenza nonostante il contratto: ci ho la causa ancora in corso. E' che non mi credevano troppo; non si fidavano. Adesso sono io a dire tu vieni e tu invece stai a casa. Che cosa è il Cantagiro? Presto detto: tutti i cantanti più popolari, tutti i veri big del jukebox, quelli che piacciono sopratutto ai giovani, messi insieme in un mazzo e portati in giro per il paese, per le strade e le piazze, portati in un colpo in quattordici grandi teatri o addirittura negli stadi e poi alla finalona di Fiuggi, in un teatro costruito apposta. L'anno scorso ho a,·uto un pubblico pagante di centocinquantamila persone, e diciotto milioni di telespettatori agli schermi. Abbiamo calcolato che la gente accorsa sulle strade percorse dalla carovana è stata di otto milioni, per lo più di giovani. Nel complesso, tra spettatori, telespettatori, radioascoltatori, lettori di giornali, eccetera, abbiamo interessato trentacinque milioni di persone. Oltre mezza Italia. La pubblicità del mio Cantagiro è oggi valutata quasi due miliard.i. E il mio Cantagiro è circondato da simpatia: non si fanno preferenze e intrallazzi, i cantanti sono tutti alla pari, quelli in gara e quelli che chiamiamo gli ospiti d'onore, che sono i grandissimi. Quest'anno, niente meno che Rita Pavone, Celentano, Modugno e Peppino di Capri. Lei capisce. E nella - 53
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