.. trasformare l'individuo da persona in elemento di una massa, una massa silenziosa, oscura, fortemente uniformata e che costituisce una matrice di uniformizzazione per chiunque si trovi a farne parte emotiva,. TI cinema e eguaglia tutte le classi e tutti gli individui in un medio comune e forma un modo di riunione massiccia e fluida che trasforma appunto gli spettatori in elementi di una folla; questa folla è animata da sentimenti che non si trovano nelle singole persone che la compongono,. In questo sta il carattere proprio del film: e di farci quasi assentare da noi stessi, o, per usare una parola diventata di troppo facile uso, ma che dipinge molto bene la situazione, di alienarci da noi stessi per vivere una vita diversa da quella cessata dal momento in cui si paga il biglietto al botteghino di entrata>. Un esempio assai pertinente secondo Ancona? Il film Rififi: « ciascuno di noi mentre assisteva al film sperava ardentemente che l'hold-up riuscisse e partecipava talmente all'impresa, che non gli importava lo scasso di una cassaforte, il furto, ma sperava soltanto che i ladri potessero prendere il loro bottino e fuggire prima che la polizia intervenisse. Ma certamente noi tutti che abbiamo parteggiato per i rapinatori del film, le casseforti altrui le lasciamo stare e nella nostra vita privata non ci passerebbe mai per la mente o di commettere un'azione simile o anche di organizzarla>. Conclusione naturale? Lo spettatore di ogni immagine filmica e si identifica di fatto nella azione del film nella sua istantaneità hic et nunc e dimentica le conseguenze morali e sociali dell'azione a cui assiste. Si costituisce cosi un fenomeno che è stato detto di fascinazione. Il film in realtà affascina,. Gli psicologi hanno avanzato, come sappiamo, varie ipotesi per spiegare questa fascinazione collettiva ( e cui nella vita privata invece non si consente,). Ancona preferisce l'interpretazione che distingue il cosidetto e sguardo di informazione, dallo e sguardo di evasione,. Il primo sarebbe uno sguardo critico che trova risposta in un segnale dotato di significato, valido per aggiustare la nostra condotta alle situazioni ambientali e che quindi si potrebbe dire lo sguardo della nostra ragione; lo sguardo di evasione, invece, non ha bisogno di formularsi secondo parametri logici, appare senza interessi immediati e contingenti, connesso all'azione vissuta se non sul piano comportamentale, su quello emotivo. Nelle condizioni quotidiane, soprattutto di vita impegnata, noi facciamo uso continuamente dello sguardo d'informazione, ed esso predomina con la sua critica sul nostro modo di essere. L'altra visione, quella di evasione, corrisponde invece ad una sortita dal reale, e implica uno stato di riposo, uno stato cui noi - 45
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