giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

I GYORGY LUKACS, Il significato attua. le del realismo critico, Einaudi 1957, pag. 50. 34 - signorina BUrstner e di Elsa in uno stesso personaggio, la scomparsa della signorina Montag ricuperata però In parte nella enigmatica donna del baule, 11sacrificio o la riduzione a labili apparenze di altre memorabili figure kafkiane (il capitano, il direttore della banca, ecc.). Ma, al di là della maggiore o minore fedeltà esterna, quella di Welles è invero una lettura personalissima, una trasposizione attualizzante; al punto che in essa si verifica, in parte, una sorta di operazione inversa rispetto al testo d'avvio: se Kafka muove da una vertiginosa indagine del mondo e del tempo per scoprirne impietosamente l'assurdità costitutiva, l'insensatezza ontologica che regola le forme e i moti della sensata vita quotidiana dell'uomo e della società («i momenti della vita quotidiana, svalutati fino all'inconsistenza da lui stesso, dal suo allegorizzare, dal suo trascendente nulla>) ', Welles prende le mosse da Kafka per limitarne e circoscriverne la visione, ritrovando nella nostra contemporaneità una connotazione storicamente riconoscibile per ognuna delle allucinanti metafore dello scrittore. fl film si configura cosi come una singolare allegoria del sistema e del potere, esemplificati attraverso alcune metafore sconvolgenti: la banca (la sterminata distesa dei tavoli e degli Impiegati curvi sui fogli, l'anonimato come condizione coessenziale alla esistenza del sistema e norma inderogabile di vita quotidiana); l'ingresso del palazzo di giustizia come e lager> (donne e uomini anziani, vestiti di stracci e con cartellini numerati di e riconoscimento>, attendono, con volti e occhi già spenti, il proprio e turno >); la sala del tribunale e il trionfo dell'anonimato collettivo (le grandi folle fanatizzate e irregimentate); lo sgabuzzino della tortura e la sequenza «sadica> della violenza; i corridoi del tribunale (ognuno attende, mentre sul suo capo pende già il gancio del macellaio). Welles compone in tal modo una vasta e sintetica allegoria del mondo odierno, sotto il segno di una disumanità che ne investe e distorce ogni aspetto: essa ha, infatti, un puntualissimo e raggiunto riscontro figurativo nell'invenzione di un paesaggio cimiteriale, di una grigia e notturna topografia della morte (vasti spiazzi deserti, palazzi e grattacieli che sembrano abbandonati da secol!, monumental! simulacri e vestigia funebri di città sopravvissute alla scomparsa dei loro abitatori). Un universo In cui l'uomo sopravvive in una sorta di condizione larvale, svuotata di lndlvldual!tà concreta e della capacità di capire e di volere. Se 11 K. di Kafka, e sorpreso > in una e pausa> della sua non-vita apparentemente cosi vitale dalla Improvvisa e inattesa rivelazione dell'as-

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