pervenga per altre vie ponendosi da un diverso angolo visuale e presupponendo il linguaggio specifico di un film come il punto di confluenza di molte componenti ( storiche, ideologiche, politiche, autobiografiche, etc.), alle quali deve necessariamente farsi riferimento. E' chiaro perciò che posto in tali termini il rimando alla critica stilistica ha il semplice valore di un richiamo all'esigenza di verificare in concreto i risultati raggiunti per mezzo di altri strumenti critici e che pertanto nessuna utilità offrirebbe l'affermazione dello stesso Spitzer, il quale a questo proposito, dichiarava di sospendere il giudizio sul valore di un'opera letteraria, ritenendosi pago di scoprirne il momento di identificazione e di autonomia espressive. Soltanto allargando il raggio di quel metodo definito circolare ( Zirkel i,n Verstehen) e inglobando nell'area dell'interesse critico le varie componenti assunte in un 'opera artistica, sarà possibile la adozione di una tecnica di analisi del film che miri a rinvenire le molteplici relazioni che intercorrono con l'humus storico che lo alimenta. Questa ricerca quindi è insieme rivolta alle determinazioni generali che avvicinano molte espressioni artistiche maturate in uno stesso clima culturale, ma non dimentica il particolare modo di atteggiarsi di esse nella singola opera, le « moltissime variazioni " di cui parla Lukacs nel passo riportato sopra. Questa ricerca critica, che è nello stesso tempo sintetica ed analitica, consente un margine di completezza più ampio di quanto accada oggi di riscontrare nel campo della critica cinematografica, più attenta a seguire le linee di sviluppo ideali e culturali riflesse nelle diverse correnti artistiche, che il vario modo di realizzarsi di esse nelle singole espressioni. Non sembri perciò indebito la sottrazione che qui si fa della critica stilistica dalle ragioni ideologiche che la sottendono in Spitzer e nella sua scuola. Che una stilcritica possa essere utilizzata ai fini più diversi, come tecnica di approccio al testo artistico da. sottoporre poi ad analisi più ampie, ci è fornito dall'esempio di Auerbach, i cui studi sono appunto una indicazione delle notevoli aperture storicistiche consentite dall'esame di un campione stilistico, nel quale confluiscono tutte quelle determinazioni che è compito della critica scomporre nei dati singoli per ricomporre poi nella unità del giudizio. In questa ricerca è dato definire il carattere polisenso, nell'accezione della volpiana, del linguaggio filmico, la ricchezza dei livelli espressivi che l'immagine cinematografica compiuta ha rispetto alla semplice immagine documentaria ( con la possibilità, quindi, di circoscrivere nei suoi limiti il postulato fondamentale del cinéma-vérité, tanto per riferirci ad una sopravvalutata corrente attuale). Eclettismo, dunque, il nostro, nel far confluire nel bagaglio critico tante e così diverse esperienze culturali, da Lukacs a Spitzer a della Volpe? Non ci sembra: troppo si insiste dalla critica cinematografica italiana su alcuni criteri assunti talvolta nella loro assolutezza, senza alcuna relazione con altre indicazioni metodologiche, delle quali sarebbe dannoso l'incondizionato rifiuto come una passiva ed acritica recezione. Non si tratta perciò di raccogliere in un gran calderone correnti critiche distinte e che è opportuno tener distinte, ma di tenere in conto quanto di positivo può esservi nelle loro formulazioni, desumendo da esse tutto ciò che possa articolare in un'area più vasta la riflessione critica, che, non si dimentichi, è tanto più ricca quanto più aderisce alla ricchezza di espressione dell'opera d'arte. Ed a quanti perciò vedranno in questa proposta una sorta di indifferentismo critico, consigliamo la lettura di questa pagina del Fubini: « Senza dubbio, di tutte le forme di critica non vi è alcuna che abbia una sorta di preminenza sulle altre, poiché quale sia il nostro punto di partenza, sempre possiamo giungere al cuore dell'opera poetica, se non dimentichiamo il monito goethiano di riconoscere il tutto nel particolare e il particolare nel tutto. Anche il critico può dire: tutte le strade conducono a Roma. Né deve impuntarsi o attardarsi su quella che ha da essere ritenuta l'ottima critica o la critica vera. Ma è pur vero che l'opera stessa di poesia sembra richiedere questa varietà d'indagine, questo trapassare da uno ad un altro punto di vista, nessuna particolare indagine mai valendo ad esaurirne l'in- - 31
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