giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

per raggiungere il centro del problema, che verte intorno alla definizione di realismo, cioè in definitiva di arte. L'alternativa fra realismo e antirealismo ( decadentismo) ci lascia sempre più perplessi in quanto approda ad una sostanziale ed irrevocabile condanna dell'avanguardia. Del resto più volte, nel corso delle considerazioni inserite nell'opera suddetta Lukncs insiste sul carattere « profondamente inartistico, anzi antiartistico dell'avanguardia. La legittimità storica della sua esistenza riposa sul fatto che la deformazione dell'uomo, l'antiartisticità dei rapporti umani, è un necessario prodotto della società capitalistica. Ma l'avanguardia, riflettendo tutto ciò nella sua immediatezza deformata, escogitando forme che fanno apparire queste tendenze come sole potenze dominanti della vita, deforma la deformazione al di là della sua fenomenalità nella realtà oggettiva, la sparire come irrilevanti, come ontologicamente senza importanza, tutte le controforze e controtendenze realmente attive in essa » •. Da questa formulazione si deduce: 1) la condanna in blocco di un largo settore, quantitativamente il più largo, dell'arte del '900; 2) che il carattere artistico o inartistico di un 'opera viene deciso dalla ' artisticità ' o ' inartisticità ' dei rapporti umani espressi, cioè dal carattere e dal significato particolare delle idee contenute in essa. Queste due conseguenze inevitabili sono quelle che legittimano i più grossi dubbi, solo se si consideri il ruolo svolto nel corso di questo secolo dall'avanguardia. Per non parlare di Kafka, di Musil o di Joyce, ampiamente studiati da Lukiics, si pensi, per restare nell'àmbito dell'arte cinematografica, all'altissima lezione di Ejzenstéjn, la cui opera nasce e si sviluppa anche come frutto della vivace polemica sull'arte di avanguardia, senza le cui premesse resta scarsamente illuminata la vicenda, sotto tale aspetto esemplare, di uno dei maggiori artisti contemporanei. L'assunto lucacciano respinge ai margini tutta un'importante parte della coscienza artistica del novecento: e non si tratta, ovviamente, di una semplice questione di qualificazione o di esterna classificazione dell'attività creativa, ma della fondamentale valutazione dell'essenza stessa dell'arte. A nostro parere una fondazione integralmente storicistica del cinema contemporaneo non può che partire dall'interno stesso della sua problematica artistica e quindi anche dalle sue espressioni avanguardistiche, intendendo tale denominazione in un'accezione piuttosto lata e comprensiva pertanto di tutte quelle esperienze unificabili sulla base della visione del mondo caratteristica del decadentismo. Si consideri, a questo proposito - per non parlare di un Clair, Vigo e tanti altri importanti registi - la derivazione avanguardistica di Bunuel, la cui opera - e ciò è un fatto particolarmente significativo - sta attualmente subendo una rivalutazione. Il problema dell'avanguardia e delle correnti cinematografiche che è possibile annettere all'areo decadentistica è perciò strettamente connesso a quello della definizione di realismo. Nell'accezione lukacsiana si è notato come il termine assuma un significato preciso, fondato sul carattere non-reazionario, progressista, delle idee che un autore esprime nello sua opera. E' questo l'ostacolo maggiore che si oppone ad una comprensione più articolata del complesso movimento di alcune espressioni cinematografiche, dalla ' nouvelle vague ' al cinema indipendente americano, caratterizzate da una tensione spesso anarchica ed incapace di formulare delle prospettive, ma tuttavia sincera nello sua inquietudine. Ad ogni modo l'ideologia che sottende queste correnti non può certo, al limite, definirsi progressista: alcune scelte di fondo mostrano invece uno direzione non equivoca ( ad esempio, il ritorno a Drieu La Rochelle proposto da Louis Malie), cui sembra lecito attribuire un valore indicativo. E' chiaro che contrapporre queste esperienze ad altre, maturate su un terreno ' progressista ' può essere utile ad un fine generalissimo, ma non ci soddisfa quando tale contrapposizione assume un carattere di per sé valutativo, dal quale non può che derivare una sostanziale condanna di tutti i movimenti artistici che non si richiamano o quell'immagine dell'uomo che abbiamo visto essere il connotato del realismo secondo l'estetico lucacciona. Da ciò nasce la necessità di uno revisione del concetto di realismo, che consenta una valutazione più complessa di alcune for- - 27

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