giovane critica - n. 5 - ott.-nov. 1964

La s/avorevole cong·iuntura Un noto portavoce dell'ANICA, L'Araldo dello Spettacolo, in data 12 maggio commentava la situazione, nell'articolo di fondo, con le seguenti parole: <Di fronte ad una crisi - di origini complesse ma non del tutto estranee alla più vasta crisi economica che travaglia il paese - noi abbiamo lealmente riconosciuto ad un mlnistro socialista il merito di avere seguito un sistema al tempo stesso democratico e realistico per la miglior soluzione dei nostri probleml >. Da parte sua il settimanale dell'AGIS, il Giornale dello Spettacolo, esprimeva un giudizio complessivamente favorevole al progetto dl legge Corona. Di più: il numero del 29 agosto dello stesso settimanale riportava compiaciuto una velenosa nota dell'Avanti! contro l'ANAC (l'associazione degli autori), nella cui ultima assemblea i socialisti avevano perso la maggioranza nel direttivo. Scriveva l'Avanti!: e Ci risulta che il nuovo Consiglio Direttivo non rappresenta tutti i soci dell'ANAC, che è composto quasi esclusivamente da comunisti, che è stato eletto a conclusione di una singolare Assemblea e quindi è poco qualificato ad esprimere giudizi a nome di tutti gli autori cinematografici>. Commentava il Giornale dello Spettacolo: <La ·nota del!' Avanti! conferma quindi l'operazione di 'comunistizzazione' dell'ANAC, effettuata per moventi e scopi esclusivamente politici>. A prescindere dal frasario discriminatorio, degno di giornali parafascisti, questa unità di vedute tra socialisti e imprenditori cinematografici non sorprende, anzi rientra nella generale politica del centro-sinistra. In realtà, nonostante la convocazione di affollate commissioni consultive sulla legge, il ministro Corona si è comportato <democraticamente> solo nella forma, rispetto ai suol predecessori democristiani. Alla fine i sindacati, le associazioni di categoria, hanno 10 - avuto le solite promesse generiche e ovvie concessioni che, in una legge ormai decrepita, qualunque governo avrebbe dovuto accordare. Ma sulla questione di fondo degli enti cinematografici di Stato, la cui rinnovata politica potrebbe essere l'unica garanzia di un effettivo cambio di direzione dell'economia filmica, i socialisti non han saputo far di meglio che accordarsi con la vecchia guardia andreottiana, e spartirsi il potere con lo squalificato direttore dell'ente Gestione, Emilio Lonero. L'avvento socialista creerà nuove poltrone, rinforzate da due miliardi di finanziamento, soddisferà ambizioni di potere personale, ma non influirà minimamente sull'andamento del mercato, che resterà dominato dai soliti noleggiatori ed esercenti (la cui ottusa esosità è ben nota), a loro volta nettamente controllati dalle grandi case americane. Quando i rappresentanti dei lavoratori dello spettacolo chiedono una maggiore democraticità nella direzione degli enti di Stato, una possibilità pubblica di controllo, e quindi anche una loro partecipazione, si sentono rispondere dai socialisti: e Di che vi preoccupate? Ci siamo pur noi a rappresentarvi. Più democratizzazione di cosi!>. AGIS e ANICA possono dormire sonni tranquilli, e battere le mani al ministro. Tutto resterà come prima, e la e concorrenza statale > sarà abilmente contenuta. Da parte loro, produttori e grossi esercenti, chiedono in fondo ben poco, oltre alla neutralizzazione degli enti cinematografici: « Il cinema italiano non ha bisogno in questo momento che di poche norme legislative semplici e razionali, di un regime fiscale più equo, di una disponibilità creditizia adeguata alle sue esigenze. Ha soprattutto bisogno, come immediato, urgente, improrogabile provvedimento di emergenza, di alcuni miliardi di credito> (dall'Araldo dello Spettacolo del 4 giugno '64). E' chiaro: il sistema fa acqua non per criteri sbagliati dl produzione e distribuzione (i produttori non reinvestono in pellicola i miliardi

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