non esclude più e non condanna, si avvicina ad altre culture per comprenderle e superarle. E mentre si carica di tante domande, come il problema della morale, che certamente non gli sono estranee (anche se in differenti situazioni storiche le risposte furono insufficienti), viene a trovarsi, invece, adesso tante risposte estranee con cui vuol fare i conti. In questo convegno di Roma, in cui filosofi provenienti da varie aree culturali si sono ritrovati su una medesima gamma di problemi, si riafferma la tendenza a svolgere il processo di destalinizzazione della cultura (uscita dal relati\ o isolamento, o cattività) in un movimento unitario di rinnovamento e di verifica dei temi che hanno costituito in questi anni l'esercizio costante della filosofia marxista (la dialettica, il rapporto natura-storia, l'interpretazione di Marx). Il processo al materialismo d.ialettico aveva messo in primo piano le elaborazioni particolari e nazionali del marxismo. Si richiede adesso la prova di un'unità e si è giunti all'esigenza di un punto d'incontro operativo, e non soltanto ideologico, com'era avvenuto per la lotta contro l'idealismo e l'esistenzialismo. Ciò è tanto più necessario nel momento in cui la cultura borghese tenta d'impostare su nuove basi le sue scelte di fondo: superata la fase di saturamento dello storicismo, s'avvia decisamente a liquidarlo. II neopositivismo e lo strutturalismo allontanano la possibilità di un'alternativa ideologica con il marxismo e si pongono in situazione di negazione. Da parte di questo, invece, è viva l'esigenza di ristabilire un'alternativa dialettica alla limitazione della cultura borghese. Questo incontro ha rappresentato per i filosofi marxisti l'occasione per una risposta e una prova su un terreno di recente riscatto, quale l'antropologia, che è stata la « figura ,, filosofica impostasi in questo convegno. Adam Schaff ha posto il problema dell'uomo e l'antropologia come un vero ritorno all'origine del marxismo. E' nella dimensione dei rapporti sociali che è 8possibile istituire una teoria della persona umana. Schaff ha messo in evidenza l'elemento naturale come condizione essenziale di un quadro antropocentrico del mondo umano. Esso risolve il problema dello status ontologico dell'individuo, collegandolo alla concezione materialistica del mondo. Cosi « il problema della responsabilità morale non si presenta nello stesso modo allorché si fondi su un'antropologia che ammetta l'esistenza delle forze savrannaturali e il creazionismo, o allorché si fondi su un'antropologia autonoma che leghi il materialismo all'idea dell'autocreazione dell'uomo> (cito dalle relazioni pubblicate su Rinascita). L'antropologia filosofica ha quindi un carattere ideologico decisamente pronunziato. Schaff ricollega l'antropologia al vasto campo delle scienze umane (dalla biologia alla sociologia). Cesare Luporini ha dato la migliore misura in profondità del rapporto dell'antropologia con il materialismo storico. L'esame unitario di questo rapporto ha portato ad un punto di notevole importanza: che non è possibile escludere nella teoria marxista dell'uomo quel risultato complesso che è l'individualità della persona. Ad essa non si arriva attraverso un processo d'astrazione che ne colga soltanto i rapporti generali, ma nel risultato della sua complessa storicità. e Ora quando si arriva alla persona si rischia di soggiacere a formidabili istanze non scientifiche, ma direttamente morali. Si è tentati di trovare lì non solo la radice ultima della morale, ma qualcosa di assoluto. un valore assoluto per l'uomo [ ... J. La persona non è neppure la radice della morale, ma soltanto la sua struttura formale. Non ha nessun senso chiedersi se essa è buona o cattiva, come non ha nessun senso - se non poetico e metaforico - chiederselo della vita. Essa semplicemente è. Non scegliamo di essere persone>. Ed ecco come si ricollega un'importante considerazione: « E' una conclusione, questa, moralmente arida e sconsolante? A mio parere tutt'altro. Perché questa
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