giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

Fa piacere, però, rilevare che da tutte e due le parti si è sol• tolineata l'esigenza di accertare maggiormente il dato reale e storico: lo scrittore deve passare dalla metafisica apriori alla storia apostcriori, cioè deve passare dal gruppo di intenzioni non verificate al gruppo di volontà concrete, per cui l'apostcriori è ciò che si può scrivere solo dopo una concreta esperienza, che esclude il vecchio ricorso all'apriori che era appunto un 'esperienza non accertata scientificamente. L'accertabilità del reale nella fenomenologia storica e i gradi intersoggettivi e interoggettivi rappresentano il compito più grave per uno scrittore. Leningrado ha affermato con chiarezza questa necessità, ma non è riuscita ad intraprendere una operazione comune per avvicinarsi a queste giuste prospettive nel loro difficile equilibrio e nella loro difficile composizione. a. po. ENZO MARANCOLO, Un posto tranquillo, Bompiani, 1964, pp. 163, L. 1200.• Il motivo che stimola il nostro interesse per questo libro non è da ricercare in una sciovinistica adesione all'opera del catanese Marangolo; ma piuttosto nella constatazione che queste brevi ma dense pagine ripropongono episodi e frammenti di vita umanamente interessanti e sovente letterariamente risolti. Il libro, quasi un quaderno di ricordi, è intessuto di una serie di piccoli episodi, scritti nel tono autobiografico di chi, vivendo in una cittadina di provincia, è sempre, in un certo qual modo, pro• tagonista di quanto avviene. Ed i fatti narrati aderiscono in pieno n questa disposizione dell'autore; ché si tratta del fascismo, visto appunto attraverso la lente deformante della vita ad Acireale, nella provincia di Catania, in cui tutto sembra restare sempre eguale, e che pure ha, tra compromessi e viltà, i suoi drammi e i suoi morti, le sue obiezioni. La venuta di Mussolini e di Vittorio Emanuele ad Acireale; le barzellette clandestine a fior di labbra, i pettegolezzi sulle autorità, tutto quanto viene definito « antifascismo da caffè », e che tuttavia ha una profonda assonanza con il silenzioso oblio che avvolge un posto come Acireale, e cento altri u posti tranquilli • in Sicilia, con il loro Arcivescovado, le loro cattedrali, le loro piazze ingombre di tavolini da caffè. Una atmosfera che neppure il fascismo riesce a sconvolgere, in cui il fascismo ha il volto di una antica oppressione. Per questo, la fede antifascista del Marangolo più che una vera e attiva vocazione civile e politica ci sembra e.. ere uno stimolante pretesto per l'esercizio della 1ua vena ironica. E' la sua consuetudine a frugare nelle pieghe appunto di una provincia che dal fascismo non subisce violenza, perché a è sempre stato coeì ». Questo libro, a metà strada tra restituzione cronachistica e rievocazione fantastica procede sulla via cli uno stile scorrevole ma non te facile», Uuido ma non fuggevole, costantemente avverso ad artifizi o espedienti letterari, ma non perciò privo di una base cuhuralc. Marangolo ci restituisce una visione di questo « posto 1 ranquillo » particolarmente credibile perché verificata dall"interno. Ci sovvengono le parole di Sciascia sullo scrittore che risiede « nei luoghi umani che meglio conosce» di cui <e non gli sf11ggc nessun movimento nessuna piega nessuna sfumatura n. E questo con un linguaggio letterario che nei momenti più felici sa materiarsi della almosfera del ricordo, riuscendo peraltro ad aggirare il pericolo continuo del bozzetto e della rimasticatura brancatiana. E' del resto ,·ero che stanno qui i limiti di questo particolare genere di scritti, di cui il libro in questione è un ottimo esempio. fr. ma. Rubrica curata da Miriam Campanella, Gaetano Compagnioo, Gino Loogbitano, Paolo Manganaro, Franceeco l\lannino, Alfooeo Pozzi - 91

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