giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

riproduzione semplice in Morx. e la caralleriuazione del processo capitalistico nel suo insieme, con le sue contraddizioni interne e il suo sviluppo ( 111 L.ibro del Capitale) contengono implicite una soluzione del problema dell'accumulazione in armonia tanto con le altre parti della teoria marxiana, quanto con l'esperienza storica e la prassi quotidiana del capitalismo; e offrono perciò la possibilità di completare le insuf(icienzc dello schema ». Da questa nuova fondazione del problema dell'accumulazione, la L. aveva dedollo lo necessità storica dell'imperialismo nel quadro dell'accumulazione capitalistica e, di qui, l'inevitabilità della &u<,rra da una parte, e dalraltra la tendenza storica al totale Zu.samme11bruch del capitalismo, per la mancanza di mercati di sbocco. Poiché i revisionisti che criticavano le sue tesi. liquidando l'esistenza di un problema dell'accumulazione, dovevano necessa• namcnte concludere che 11imperia1ismo e la guerra sono « un fatto ma non uno necessità » ( Pannekoek), un atto di accecamento della borghesia od essa stessa dannoso, a cui si può rimediare costruendo un fronte tra la classe operaia e larghi strati di borghesi pacifisti e • democratici », onde isolare il gruppo dei guerrafondai. Eliminato, dall'altra parte, quello che Bernstein chiamava il u dualismo » di Marx ( il riconoscimento della realtà oggettiva dello contraddizione) in una prospettiva organicistica a base di riforme, il socialil-imO non era più per i revisionisti una necessità storica, in quanto alternativa reale allo bancarotta politica ed economica del capitalismo, ma un semplice allo di buono volontà do parte della classe operaia. L'opposizione dei revisionisti al capitalismo non si esprimeva dunque - la L. lo sottolineava con energia - in un rifiuto di cla.,e, in quanto prefigurazione reale di un avvenire di cui è gravida la società borghese; ma in un generico rifiuto ( su base etico) delle • ingiustizie» e delle «brutture• del capitalismo, caratteristico degli strali sociali piccolo-borghesi, in funzione di una critica del modo di ripartizione piuttosto che del modo di produzione. Qui alava il significato della prospettiva bernsteiniana del socialis-mo attraverso le riforme, con cui l'opportunismo imboccava la via delle teorie premarxiste. « Ma al loro tempo, queste teorie con tutta la loro insufficienza erano eEfettivamente teorie dello classe proletaria, erano pantofole di gigante in fasce, nelle quali il proletario apprendeva a camminare sulla scena storica ». Rifiu. tare a questo punto la scienza marxiana della rivoluzione proletaria e u riappig.liarsi o&&i a concezioni pre•maniane del socialismo non significa più rinfilarsi quelle pantofole di gigante in luce, no, è infilarsi le ~iabatte 9Calcagnate, da nanerottoli, della borghesia•· Onde, allorché Bemstein concepiva lo Stato come uno strumento neutro di • regoluione • del capitalismo, la L. gli faceva nolare che in ogni ca!O queslo slrumento agisce sulla base e a salvaguardia degli interessi complessi,•i della classe capitali9tica: c. se urta talora con gli stessi interessi dei capitalisti singoli, ciò avviene nell'interesse del capitole totale. u Lo lato contemporaneo è un'organizzazione della classe dirigente capitalistica. Se nelrinterrssc dello sviluppo sociale, esso si assume svariate funzioni di interesse generale, lo fa per la ragione e nei limiti in cui quc• sti interessi e il progresso sociale coincidono nel loro insieme con gli interessi della classe dominante n. E se Bernstein si a{fannava a stabilire "quanto» soriolismo ci losse ad es. in una legge sulle fabbriche. la L. gli poteva suggerire che u nella migliore legge di labbrica ci: allrettanto socialismo quanto nelle ordinanze della magistratura su questioni di ncllezza urbana e di illuminazione a ga!i!, che pure rappresentano un controllo sociale». Il segno e$1Crno che distingueva la prassi opportunista era l'ostilità contro la teoria. in quanto questa pone ,e delle limita• zioni ben precise all'atth,.ità pratica :o. a e consegue. in coloro che vorrebbero andare a caccia solo di successi pratici, una naturale aspirazione a rendersi libere le mani. vale a dire. a separare 13 nostra prassi dalla teoria, a renderla autonoma da questa ». ~la il socialismo non risulta spontaneamente e sotto qualunque circostanza dalla lotta quotidiana della classe operaia; « esso scaturisce soltanto dal sempre maggiore inasprimento delle conlraddizioni delreconomia capitalista e dall'apprendimento do parte della clas- !-C operaia della irremissibile necessità della loro eliminazione attraverso un rivolgimento sociale. Se si nega l'una cosa e si rifiuta l'altra, come fa il revisionismo, il mov·imento operaio si re!tringe a ,imple sindacalume e socialrifonnume che per propria forza di gravitazione in ultima linea approda all'abbandono del punto di vista di classe». La polemica tra riformisti e ri\•oluzionari com• porta in ultima analisi il dilemma sullo fondazione del carattere piccolo-borghese o proletario del movimento operaio: e le conclusioni erano state tirate nella prima guerra mondiale. con l'appoggio della socialdemocrazia ufficiale alla politico dell"imperialismo lcdcsco. In qucstn occasione, la L. scrisse unn delle sue opere più brillanti: la Juniwbroscl,ure. Vi dimostra,•• l'erroneità dello distinzione tra guerre giwle e guerre ingiwte, poiché • la politico iruperialistica non è l'opera di uno o più Stati: essa è il prodotto di un determinato grado di maturità dello sviluppo mondiale del ci-pitale, un fenomeno naturalmente internazionale, una totalità indivisibile, che è intelligibile solo nell'insieme dei suoi nessi e olla quale nessuno Stato può singolarmente sottrarsi ». Si era nel frattempo determinata, tra queste posizioni e quelle della socialdemocrazia ufficiale, una vero e propria opposizione di classe. Esso trovò espressione nell'accettazione dello Ehrenfrage - 89

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