loc:ica e una gnoseologia di nuovo tipo ( in cui l"uni,•crso logico e matematieo non fosse limitato alla (< nega1ività n della nalurn). Ciò nondimento nella proposta di verifica della dialettica in campi slorici rimasti marginali nel marxismo, Sartre è riuscito a porre delle condizioni rhc daranno presto il loro risultato positivo. Ma soprattulto vogli1mo sottolineare i germi positivi di sviluppo con• tenuti nelle sue critiche del materialismo filosofico, che negli ultc• nori s,•iluppi ciel marxismo. oprattutto in ltalia, si è preferito lasciare allo stato di enunciato ( quando non lo si era capovolto in idealismo della pra5Si). E, proprio questa posizione continuamente diUcrita in cui si muove il marxismo contemporaneo, che costituisce il centro degli attacchi cli arlrc. li marxismo aUerma di e~ere in mo,•imento, ma. per dimostrarlo, Sartre gli chiede di muo,•ersi. Questo fatto manca. « Il principio assoluto che ~1a latura è dialettica', invece, non è suscettibile oggi di nessuna verifica. Se dichiarate che un insieme di leggi stabilite dagli scienziati rappresenta un certo movimento dialettico negli oggetti di queste leggi. non avrete nessuna maniera valida di farne la prova ». ( Cri/. Rag. dia/et., pag. 155). Ciò rhe si richiede. quindi, è di non sluggire al problema del L'ero. artre costringe a riconoscere questa contraddizione, che tra J"aHermazione di una dialettica dei fatti materiali e la sua dimostra• zione cè di mezzo un pio sogno. E tutto questo somiglia a quelle Idee regolatrici della Ragione di Kant, che nessuna esperienza particolare può giustificare. Ma c"è di più: il movimento totalitario di questa dialettica elimina il principio di determinazione della verità. te 1 a,•ilJe toglie ai suoi 'centri di azione differita' il modo di di. ~tinguere il vero dal falso, impone loro la dialettica senza offrir loro la possibilità di conoscerla; così ciò che dice diventa verità assoluta e senza fondamento ». ( Cri/. Rag. dia/et., pag. 156). ull'importanza di questo punto della critica non vale la pena insistere. r.1a se l'apparente << oggettivismo » del Diamat ri sulta,•a come il massimo di soggettivismo, proprio per aver esclusa la soggettività. Sartre, eliminata la dialettica dalla natura, ha però eluso il problema dell'« oggettività» del mondo fisico (la quale si pone. s"intende, soprattutto a partire dalJa scienza moderna). Così la negatività rischia di diventare negazione. Si approfondisce, in,·cce, l'orizzonte storico. La dialettica, applicata alla storia umana, conserva il suo va• lore euristico. Ciò che rende possibile questa dialetticità della storia è il carattere specifico della sua temporalità, quello, cioè, di essere umana, sicché la sua predeterminazione non è estranea al movi• mento della prassi, anzi essa la la capire totalizzandola. E' questa la strada d'accordo con il marxismo. Sartre, sulle traccie di un'antropologia storica, s'ingaggia in 84 - una dialettica della « materia >> storica, d,inleriorizzazionc e di este• riorizzazionc. Questa materia si clialcttizza fortemente à rebourJ («il metodo progressivo.regressivo») richiamandoci in questo aspet• to la caratteristica della materia bcrgsoniana. Inoltre non dovrebbe sluggire come Sartre utilizza un tipo particolare di dialettica, quello dell'azione reciproca, che gli pern1ette una serie di << totalizza. zioni >> del massimo interesse a livello orizzontale ( antropologia, sociologia, economia), trascurando, invece, del tutto quel tipo di dialettica della « negazione della negazione,,, che applicata aJla storia costituisce I1aspetto pili fecondo nell,analisi della <e contrad~ dizione>) in Marx. Tuttavia, ciò gli consente di non ricadere in una « lilosolia della Storia" estratta da Marx. E' comunque nelle anali i concrete che si può constatare quanto Sartre abbia profondamente considerato il materialismo storico, e come per questo la sua presenza non potrà non essere altamente positiva. E' veramente un discorso antico quello che Sartre conduce con il marxismo. on dico soltanto 1'1aterialismo e Rivolu:ione, quanto soprattutto un lavoro ormai quasi obliato, La trascendance ck L'Ego ( in Reclrerches Plri/osophiques. VI) del 1937. Nella parte finale ci sembra di ritrovare in pieno il senso ciel discorso della Critica ckllo Ragione dialet.tica: (< Tuttavia, {in tanto che l'Io resterà una struttura della coscienza assoluta, si potrà ancora rimpro,•erare la fenomenologia di essere una 'dottrina-rih.1gio', di trarre ancora una parte dell'uomo (uori del mondo, e di distogliere in questo senso l'attenzione dai veri problemi. Ci sembra che questa obie• zione non ha ragion d'essere, se si fa dell'Io un esistente rigorosa• mente contemporaneo del mondo, e In cui esistenza abbia le stesse caratteristiche essenziali ciel mondo. Mi è sempre parso che un'ipotesi di lavoro così feconda quale il materialismo storico non ri• chiedesse affatto per fondamento l'assurdità costituita dal materia• lismo metafisico. In effetti non è necessario che l'oggetto preceda il .soggetto. di modo che i pseudo.valori svaniscano e la morale ritrovi le sua basi nella rcahà. Bisogna che l'Io sia contemporaneo ciel mondo, e che la dualità soggetto oggetto sparisca deCinitivamente dalle preoccupazioni filosofiche. Il Mondo non ha creato l'Io, l'Io non ha creato il Mondo ( ... ) E il rapporto d'interdipen• denza ( ... ) tra rio e il Mondo basta perché l'Io appaia 'in pericolo' dinanzi al Mondo, perché l'Io ( indirettamente e per via dei suoi stati) tragga dal Mondo ogni suo contenuto. Non serve di più per fondare (ilosoficamente una morale e una politica assolutamente positive"· (Questo scritto è di poco posteriore alla comparsa in Francia di ftfateriali.smo dialettico e materialismo dorico di Stalin, che determinerà uno svolta decisiva negli interessi dei marxisti Cranccsi. Politzer, Nizan, ai quali Sartre era molto vicino, e un po' dopo il restio LefcbVTe abbandonano le loro critiche della Ciloso(ia
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