giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

23 s. A. LUCIANI, /l cinema e le arti, Siena, 1942. " EUGENIO ÙIOVANNETII. Pittura, lei, teratura e cinema, in Intercine, Roma, VII - n. 8-9, agosto-sett. 1935; Il cinema e le arti meccaniche, Palermo, 1930. 76 - matografo ha dotato l'arte di un brivido nuovo, rivelandoci il valore musicale della luce e dell'ombra». Se l'assunto dell'opera ora presa in esame è quello di « costruire una teoria del cinema muto, considerato come l'antitesi del teatro», l'assunto della successiva 2 ' mira a portare l'indagine sui rapporti che riconnettono il cinema alle altre forme d'arte, e in particolare sul problema dell'àmbito di ingerE>nza della musica entro le articolazioni del linguaggio stesso del cinema, nel quale « la fonogenia dei mezzi d'espressione è cosa importante quanto la fotogenia degli elementi visivi». Con l'avvento dei mezzi sonori, cioè con la nascita del fonofilm, il pericolo di una contaminazione tra teatro e cinematografo si è nel frattempo accentuato. La necessità di tenere ben distinte le due forme d'arte discende per altro dalle loro strutture costitutive, da basi e fondamenti tra loro contrapposti; giacché il fattore determinante del cinema, anche nel suo arricchito stadio di sviluppo, rimane - all'inverso che per il teatro - la visività, nel senso che i particolari esteriori sono in esso quelli che creano sensibilmente l'azione drammatica, mentre l'estrinsecazione verbale non ne rappresenta che il supporto succedaneo. Luciani torna cosi al tema centrale della sua teoria. E in omaggio a questo tema indica nuovamente nella presenzialità del ritmo la radice di ogni espressione d'arte; il ritmo deve sorreggere lo spettacolo cinematografico nella sua totalità, così nella successione delle inquadrature e delle scene come in ciascuna di esse: fattori visivi e fattori ritmici - « la musicalità del film» - si combinano nell'unità del linguaggio: e al dinamismo dei secondi spetta la funzione di vivificare la staticità dei primi (messa in scena, illuminazione, stile delle inquadrature). L'aderenza alle nervature ritmico-figurative che contrassegnano la struttura del linguaggio filmico e gli conferiscono quel « brivido nuovo> di cui parla Luciani, diviene in Eugenio Giovannetti misticismo e culto della forma, violenza luministica, esaltazione visiva; il ritmo è visto in funzione di un'astratta spiritualità e in essa risolto, mentre la capacità di cogliere la luce e l'espressione umana nella loro dinamica essenziale conduce a maturazione gli elementi di una « drammaturgia pittorica> del cinema: come l'autore enuncia in un suo breve saggio, e più ampiamente nel volume Il cinema e le arti meccaniche ". Sono « arti meccaniche >, secondo quanto sostiene Giovannetti, « quelle in cui la subiettivltà artistica. determinandosi e obiettivandosi attraverso un sistema meccanico, si diffonde per riproduzione attraverso un sistema meccanico correlativo al primo. Queste arti collaborano potentemente a presentarci la realtà nella sua Idea

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