' LUIGI CHIARINI, Cinque capitoli sul film, cit., pp. 114, 107. (Cfr. inoltre Orizzonte cinematografico, in Scenario, Roma, VI - n. 6, giugno 1937). All'lncircn sulle posizioni di Chiarini si trova Umberto Barbaro, il quale riconosce altrettanto la legittimità della ' propaganda' nel cinema, « purché si tratti di propaganda solamente etica, cioè universale)) (cfr. GIANNI PuOCINI, Umberto Barbaro e il cinema, nell'Italia Letteraria, Roma, X - n. 12, 25 marzo 1934). • Cfr. specialmente, di CHIARINI,gli articoli A festa finita, L'estetica della frasca ovvero la foresta cinematografica e Aforismi cinematografici, In Qua. drivio, Roma, III, 15 sett. 1935, e IV, 15 marzo e 12 aprile 1936. Sull'esperienza chlariniana di Quadrivio e sulla Importanza dell'attualismo per la concezione del rapporto tra arte e moralità In Chiarini sono ora da vedere le note (per la verità non sempre persuasive) di ERNEsro G. LAURA, Luigi Chiarini e il film come assoluta forma, In Bianco e Nero, Roma, XXIII - n.7-8, luglio-agosto 1962. 10 Cfr. G_ GENTILE, Torniamo a De Sanctis, In Quadrivio, Roma, I - n. 1, 6 agosto 1933 (rlst. In Studii e ricordi desanctlslanl, Avellino, 1935, pp. 203--09). Il LUIGI CHIARINI, Ri_tornare alla /orma, In Primato, Milano, I - n. 15, 10 ott. UMO (ma cfr. anche la prefaz. al Cinque capltolt sul film, clt.). eterna, se pur fantastica, a quello che gli si agita nel petto> •. Nonostante la difesa che nell'opera citata si propone contro l'c artificio> e e il formalismo più ozioso>, si è qui ormai ben lontani dalla polemica di tipo denigratorio sulla « grazia disinteressata dell'arte > e e l'estetica della frasca> o della e bella inquadratura> riscontrabile nei vecchi articoli chiariniani di Quadrivio•; la recriminazione sempre più frequente contro il patriottismo generico e superficiale del nostro cinema e contro e il basso e retorico contenutismo> costituiscono una prima indicazione per avviare la ricerca fuori dai meandri e dalla crisi degli anni bui, mentre anche la rivista Bianco e Nero, dopo I primi incerti anni di vita sotto la direzione del gerarca Vezio Orazi (1939-1941), con la direzione anche nominale di Chiarini (che in pratica la deteneva già dagli inizi in qualità di vice-direttore) comincia a trovare una sua funzione organica e compie il tentativo di oltrepassare lo stretto àmbito di una cultura specialistica. L'istanza attualistica, ferma restando l'esigenza di reazione anticrociana, viene ora ricondotta a un diverso tono, e vagliata e selezionata con I criteri più adatti per conferire al cinema, nel quadro generale della cultura, la coscienza dei propri mezzi e dei propri valori. « Torniamo a De Sanctis >, aveva scritto da tempo Gentile 10 ; e per Chiarini tornare a De Sanctis significa essenzialmente e ripudiare contenutismi e formalismi per quella sola forma e quel solo contenuto che contano in arte e che sono inscindibili: il sentimento dell'artista e la sua espressione>- Quella che si richiede è dunque un'esperienza artistica, la giusta causa dell'arte e arriverei a dire, e non sembri una forzatura polemica, che nel cinema è assolutamente necessaria e urgente una battaglia dell'arte per l'arte. Certo un po' di distacco e di disinteresse non guasterebbe. Perché io penso che il cinema, più di avere Indicate strade da percorrere (argomenti da trattare), ha bisogno di prendere coscienza di se stesso, dei suoi mezzi, dei suoi valori>. L'invito alla 'forma', a valersi dei mezzi espressivi propri del cinema, è anche un invito allo « specifico filmico>, a quel e cinema cinematografico> o e cinema puro> che il Chiarini - a differenza di Barbaro - sostiene: e il cosiddetto utopismo dei puri è l'unica forma concreta e possibile sotto cui deve essere esaminato il cinematografo> 11 ; e più o meno ' cinematografici ' (nell'accezione indicata) sono anche I film che nel frattempo egli realizza, Via delle ctnque lune e La bella addonnentata e La locandiera. Né i caratteri della critica cinematografica Idealistica dominante nel periodo compreso tra le due guerre si esauriscono unicamente nelle forme teorizzate da Chiarini e da Ragghlantl: nella concezione del cinema come -71
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