' CARLO L. RAGGHIANTJ, Cinematografo rigoroso, in eme-Convegno, Milano, I - n. 4-5, 25 giugno 1933. 2 CARLO L. RAGGHIANTI, Cinematografo e teatro, Pisa, 1936. (Questo scritto e il precedente si possono vedere ristampati, insieme con molti altri, in Cinema arte figurativa, Torino, 1952, pp. 17-39 e 95-114). crr. inoltre L'arte e la critica Firenze, 1951, p. 96. ' 68 - Proprio alla confluenza di queste sollecitazioni metodiche viene a porsi il fatto filmico con le sue implicazioni e i suoi problemi (a esempio, il problema della quarta dimensione: il tempo), e si determina conseguentemente l'inserzione del Ragghianti in questo ramo dell'indagine critica, pur sempre marginale rispetto alla sua attività centrale di storico dell'arte. Critica cinematografica e critica figurativa sono per lui, del resto, aspetti non disgiungibili di un unico processo di ricerca cosi come il cinematografo non è disgiungibile dalla pittura e dalla scultura. Fin dal 1933, infatti, egli sostiene la concezione di un « cinematografo rigoroso>, cioè a dire « il valore sostanzialmente visivo proprio dell'espressione cinematografica,. « Quale differenza si può indicare>, si chiede il Ragghianti, « fra un quadro, ad esempio, e un film? Per quanto si guardi, per quanto si indaghi o si sottilizzi, non è possibile riscontrare, fra queste due espressioni, altra differenza se non tutt'al più di tecnica: il processo è il medesimo, e della stessa natura sono i modi (figurativi o visivi), generalmente intesi, attraverso i quali si coagula in 'forma' uno stato d'animo, un particolare modo di sentire> 1 • La distinzione tra cinema come arte e cinema come ' prosa ' di vario carattere, espressa con linguaggio cinematografico, poggia interamente sulla distinzione tra elementi visivi e non visivi, sicché il fattore letterario ibrido e impuro (rispetto all'arte) si insinua ogni qualrnlta l'autenticità della espressione per immagini venga tradita e soverchiata dalla parola scritta (didascalia) o detta (nel fonofilm). D'altronde tra gli elementi costitutivi dell'espressione cinematografica si trova in primo luogo il tempo, che del cinema è anzi il valore caratteristico e discretivo in rapporto alle altre arti figurative, come la pittura e la scultura: la proprietà, cioè, che esso ha « di giovarsi dello spazio (valori figurativi), distribuendolo, organizzandolo in una serie temporale>, in modo da realizzare tra spazio e tempo l'innesto dal quale originano « quei motivi di allusione, di evocazione, di analogia ecc., affidati a punteggi, a ritorni, ad alternative, a distanziamenti dei modi della luce, dei modi del ritmo, delle impostazioni visive, capaci di seguire e di accentuare variamente, secondo la volontà dell'autore, le fasi di sviluppo di un contenuto di sentimento > « Svolgimento di valori formali nel tempo,: ecco in sostanza, nel giudizio di Ragghianti, il carattere peculiare dell'espressione filmica. Che poi il problema di definire la forma, la « qualità speciale > dell'intuizione visiva nel film non sia precisato e risoluto affatto In base unicamente alla categoria dello svolgimento temporale, è quanto risulta dal volumetto Cinematografo e teatro', nel quale Il critico riprende e Insieme amplia I concetti
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