sua voce può sollevare eserciti », toccava un punto amaramente importante. Lo scrittore « che con la sua voce può sollevare eserciti » è in verità il funzionario delle lettere, l'addetto alla propaganda, integrato nella mistificazione; lo scrittore che (come il combattente in Spagna Ludwig Renn, nel corso di quel Congresso: « Vi offro questa penna in regalo ») non crede alla grande influenza della letteratura sulla rivoluzione, e, pur militando, testimonia della lacerazione, indica, col proprio destino e colla propria opera, un non risolto e forse non risolvibile punto di dottrina e di azione del movimento rivoluzionario e coopera a quest'ultimo, da 'intellettuale•, con forza almeno pari a quella delle sue più ispirate e solitarie creazioni. " « E' possibile non soltanto una opposizione fra una qualsiasi azione tattica assolutamente necessaria e i principi teorici generali e storico-universali ma addirittura ciò può accadere nella nostra stessa strategia ( .. .l » (La lotta fra progresso e reazione, conferenza del 28 giugno 1956, Feltrinelli, 1957, p. 9). « La contraddizione per la quale la nostra strategia e la nostra tattica non erano determinate dall'opposizione fondamentale della epoca, vale a dire dall'opposizione fra capitalismo e socialismo, ma da quella tra fascismo e antifascismo, era una vera contraddizione dialettica, espressione del movimento storico reale » (ivi, p. 14). La medesima tesi è ripetuta nel Postscriptum a la mia via al marxismo, che è del 1957, dove si ricorda che a Wroclaw nel 1948, il tema del suo Intervento era stato, sulla urutà e sulla distinzione dialettica dell'avversario di Jeri (cioè Il nazismo) e di quello di oggi (cioè la reazione Imperialistica). E Inoltre: « mentre nella seconda metà degli anni venti la lotta. contro Il fascismo era divenuto Il problema centrale, Stalin non ne aveva capito Il significato che circa un decennio più tardi ». Era quella un'epoca - aggiunge - In cui di iniziati e che culminarono nel surrealismo; la terza è quella di chi corregge largamente la seconda tendenza e la prima, cercando il legame con la tradizione sia al di là dell'umanesimo borghese sia al di fuori della tradizione europea. Ora sembra molto probabile che esista tutta una serie di relazioni fra il modo di concepire la propria posizione nel presente, ossia nel movimento operaio rivoluzionario, il proprio atteggiamento nei confronti del passato, ossia della tradizione e il modo di interpretare un evento storico cosi rilevante come il fascismo. Insomma la giustificazione a posteriori che Lukàcs fornisce dei Fronti Popolari, quando la verifichiamo sulla politica culturale (ed in particolare sul congresso parigino del 1935) non fa che confermare, con le sue contraddizioni, di essere della stessa specie di quelle che egli rimprovera a Stalin. Invece di dirci che i Fronti Popolari furono una necessità imposta dalla lotta contro il fascismo ma che non riuscirono ad evitare la massima iattura, cioè la guerra; e che soprattutto le convergenze intellettuali allora si rivelarono valide solo e limitatamente alla lotta contro il fascismo e largamente negative nei confronti delle lotte socialiste, quelli e queste ci sono presentati come vittorie rivoluzionarie. Ancora nel 1933, per bocca di Dimitrov, il fascismo è considerato come la organizzazione armata della borghesia; e il nazismo è, come diceva Trotzki, « Thiers sul carro armato>. Ma quando alle tesi · settarie ' del Partito Tedesco si sostituiscono le parole d'ordine del Fronte Popolare, l'antitesi fascismo-antifascismo - proprio perché il Partito non ha più un movimento interno e può muoversi solo ' come un sol uomo ' - occupa l'intero orizzonte storico. Allora per lo scrittore e l'intellettuale non si porrà soltanto il problema della alleanza politica con le forze socialdemocratiche o liberali disposte a combattere contro il fascismo ma - per opportunismo o gusto funzionariale; nei testi di trent'anni fa si leggono parole che non lasciano dubbi sul loro palese gusto di menzogna - quello di ricercare le convergenze intellettuali. Dove, se non nella definizione del fascismo come « nemico di ogni civiltà>, quindi anche di quella borghese? Se il fascismo è collegato bensi al capitale ma da caratteri patologici, di mostruosità, da nemico del genere umano; se fin dal 1935 appare così evidente la preoccupazione di ' non spaventare ' con le parole del marxismo gli intellettuali e gli - 65
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