" E' molto interessante, in proposito, leggere nei saggi di Lu Hsun, insieme con il deliberato impegno rivoluzionario, la certezza di una condizione paradossale. In uno scritto del 1927, a proposito di un articolo di Radek per il suicidio di Esenin e di Soboly, intitolato Artisti senza patria, Lu Hsun scrive: « Mi accorsi che tutti i poeti nvoluzionari che avevano illusioni ed ideali prima della rivoluzione potevano essere portati a morte dalla realtà che essi stessi avevano anelato e cantato. E se la realtà della rivoluzione non distrugge le illusioni e gli ideali di tali poeti, allora essa non vale più di un vuoto annuncio. Ma non per questo dobbiamo sottovalutare Esenin e Soboly che cantarono entrambi il proprio inno funebre: perché afferrarono la verità. E con la propria distruzione provarono l'avanzata della rivoluzione» (Cultura e società in Cina, Roma, 1962. p. 174). E, in una conferenza all'Accademia militare di Wampoa, in quello stesso anno, Lu Hsun ha un movimento identico a quello che sarà di Brecht dieci anni dopo, in Spagna. Lu Hsun: « Preferirei ascoltare il rombo dei cannoni ( ...) Una poesia non può spaventare un ' signore della guerra '. ma una cannonata può sbaragliarlo. Conosco gente che pensa che la letteratura abbia una grande influenza sulla rivoluzione. Io, personalmente. ne dubito ( ...) ». E Brecht (nel suo discorso del luglio 1937a Madrid): « Se la cultura è inseparabile dalla produttività collettiva del popolo, se è a tal punto legata alla potenza materiale, che una e medesima violenza strappa al popolo il burro e il sonetto, se insomma la cultura è qualcosa di altrettanto realmente materiale, che cosa bisogna fare in sua difesa? (. ..) Bisogna difenderla con armi materiali ». E aggiungiamo: quando, in quella medesima occasione, il portavoce comunista ufficiale (in questo caso Vaillant-Coturier) diceva invece: « Rimanete scrittori (. ..) non vogliamo fare un caporale di chi con la 64 - zazione politica del proletariato; tutto questo, va subito aggiunto, in modi ancora una volta 'tedeschi', nel senso che Marx dava a questo aggettivo, cioè formali, idealistici, e dunque, paradossalmente, letterari, com'è di chi ha tutto, meno il potere; sl che solo la parola letteraria e poetica lascerà testimonianza di quell'età quando la realtà emergente sarà la strage fisica dei quadri politici e sindacali. 7. Come l'opera di Brecht sia a un tempo conseguenza, espressione e superamento della condizione sopra illustrata, non si ha da chiarire qui. Basti invece, per andare innanzi, accennare che se, a partire dal 1930 circa, divenne praticamente impossibile, e in tutto il mondo", tentare una formulazione positiva dei rapporti fra lo scrittore e l'artista e i partiti rivoluzionari, questo è per una buona parte dovuto all'arma fascista del capitale, cioè alla pressione del nemico di classe, che costringe il paese del ' socialismo in un paese solo ' alla falsa coscienza. 8. La lotta di Lukacs contro quello che egli chiama oggi il settarismo, definito come la tendenza a rifiutare il momento della mediazione fra i principi e l'azione pratica lo ha portato ad affermare che la lotta antifascista è stata una mediazione strategica del conflitto fondamentale". Alla luce di quanto si è detto sulle tendenze maggiori esistenti nell'àmbito della letteratura rivoluzionaria nel periodo 19181933 è evidente l'importanza di questa interpretazione che Lukacs, in questi ultimi anni soprattutto, ha dato della politica antifascista. Quelle tendenze possono, in riassunto, ricondursi a tre: la prima è quella che vede la prospettiva culturale rivoluzionaria come inveramento del massimo umanesimo borghese e tende a riallacciarsi ad esso al di sopra di una cesura di 'decadenza', che può essere avanguardistica, psicologistica, estetizzante, naturalistica, che può quindi operare separazioni tanto sul piano della sincronia quanto su quello della diacronia; la seconda è quella delle '.avanguardie storiche', che pongono la rottura con tutte le forme culturali dell'immediato passato, salvo una lunga fila di precursori e
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