giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

• Mi riferisco allo scritto di Siegfried Melchinger (Neue Ziircher Zeitung, 25 gennaio 1964) ' Brecht e la politica ' e a quello di Wolf Rasch sul n. 188 (ottobre 1963) di l\1erlcur: Intitolato Il maestro di marxismo di Bertolt Brecht. La bibliografia su Brecht si moltiplica ogni giorno e I no. stri amici germanisti (penso in particolare a P. Chiarini e a C. Cases) devono non poco faticare per tenerci in!ormatl. Naturalmente non posso valutare criticamente le notizie che quelle pubblicazioni vengono recando: ma la figura intellettuale di Brecht ne sta uscendo, se non radicalmente modificata, certo non somigliante davvero a quella di dieci anni fa. Lo scritto del Melchinger, molto ricco di referenze, è anche una rassegna di scritti recenti su B. ; indugia sui rapporti con Fritz Sternberg, che col titolo Der Dichter und die Ratio ha pubblicato a Gottinga nel 1963 i suoi ricordi brechtiani. Brecht lo considerava il suo primo ' maestro •. Quello di Rasch è di un interesse davvero grande perchè contiene oltre alla testimonianza della vedova di K. Korsch ( il noto sociologo e filosofo, ordinario di diritto alla Università di Jena, escluso dal partito dopo il 1926) passi dell'epistolario di quest'ultimo con Brecht, la notizia degli stretti rapporti fra I due, che avrebbero vissuto, si può dire, porta a porta durante l'esilio danese, nonché della continua corrispondenza intercorsa durante l'emigrazione in U.S.A. Sembra che si avrà in Italia la pubblicazione di una antologia di scritti di K. Korsch (abbastanza curiosamente, nel corso universitario 19461947 sulle ' Interpretazioni tedesche dt Marx nel periodo 1929-1945 • di D. Cantimorl, In Studi dt storta, Torino, 1959, pp. 139-237, st fa Il nome di Korsch insieme a quello di Lukàcs, poi per due volte si annuncia l'esam·e dell'opera di Korsch, senza però che tale esame segua). Fra i miei amici, quelll che hanno letto l'opera di Korsch E' ormai punto d'obbligo della critica brechtiana stabilire tempi e forme del trapasso del Brecht premarxista a quello marxista. D'altronde resta da fare, o da far conoscere da noi, una storia del marxismo tedesco nell'età di Weimar; ed è abbastanza incredibile che la partecipazione determinante di un Fritz Sternberg e di un Karl Korsch alla formazione Ideologica di Brecht sia pressoché una recente scoperta•. Credo possibile avanzare una ipotesi: respinte le due figurazioni di comodo, quella di un Brecht sempre legato allo e estremismo> e quindi alle sue conseguenze e irrealistiche> (che è, con qualche cautela verbale, la formula di Lukacs, sostanzialmente negativa; ed è anche quella, entusiastica quanto interessata, delle interpretazioni della neoavanguardia) e quella di un Brecht che, per fasi diverse, sarebbe sempre stato sulla retta via (che è l'interpretazione autoapologetica dei letterati-funzionari), sembra probabile - tanto alla lettura dei testi quanto riferendosi alla storia degli eventi di allora - che in Brecht lo studio del marxismo, fra 1927 e 1929 circa, abbia provocato un mutamento radicale nei confronti della eredità culturale borghese. E la differenza fondamentale consiste nel fatto che mentre per Il Brecht •avanguardista' e 'sovversivo' che sperimenta accanto a Piscator, la •tradizione' è la tradizione culturale borghese, da respingere o da impiegare come magazzino da robivecchio o schiuma di mercato storico mondiale, il Brecht che passa dall'Opera da tre soldt (1928) a L'eccezione e la regola ( 1930) sembra inserirsi In una corrente di pensiero marxista che si spoglia quasi interamente delle componenti anarchiche dell'avanguardia e che tenta di tracciare una linea di tradizione ed un ordine di referenze che non sia quello dell'aurea età dell'impresa borghese e giacobina•. E, d'altra parte, l'errore di Lukàcs non sembra essere stato quello che da sempre gli abbaiano contro nel suo come nel nostro paese, e che è Invece suo massimo titolo, vale a dire la lotta contro meccanicismo e positivismo; ma è semmai l'errore storico e politico (nei suoi scritti recenti egli lo aggrava e conferma) di aver creduto che a partire dai Fronti Popolari (1934-35) gli Intellettuali e borghesi-critici>, alleandosi al comunisti contro Il fascismo, avrebbero potuto nutrire Il movimento operaio - ormai stalinizzato - di quegli elementi hegeliano-marxistl che In URSS nel primo decennio successivo alla rivoluzione cozzavano contro altre tendenze, - 61

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