poteva essere giustificata e garantita solo dalla auto-organizzazione. Non è inutile rilevare come quelle mie indicazioni d'allora (che, poi, come spesso accade, condivise con alcuni amlc!) contenessero un grave errore, quello medesimo che nel presente scritto si attribulsce al comunismo tedesco dell'età di Weimar, l'errore di auspicare • prefigurazioni ' istituzionali degll strumenti di lavoro culturale della società socialista. Oltre tutto, il 1956vide di fatto Hquidarsl anche quel poco che c'era. Per la correzione di quel! 'errore si veda il senso di tutto questo scritto. 60 - e allora, credendo venire incontro alle stesse ingenue esigenze degli artisti e degli scrittori, il Partito, prima di usare gli stipendi o le deportazioni, li soccorre di contenuti, cioè di proposte tematiche. E queste, anch0; quando sono accettate, si rovesciano in inattesi esiti formali. Col risultato di un conflitto permanente e - nella misura in cui i termini reali venivano mistificati - inutile. 4. Il conflitto reale che quello visibile non di rado mascherava può riassumersi cosi: il Partito è l'ente che con la propria presenza allude al superamento delle 'specialità', il Principe e il Filosofo collettivi in potenza, l'organo del Sapere; ora, nella misura in cui conservano - col potere sul verbo - il potere spirituale ' di sciogliere e di legare', gli intellettuali e, per essi, gli scrittori e gli artisti come quelli che sono irriducibili ad una 'specialità ', negano di fatto e al presente quella unicità di potere cui il Partito si richiama e mimano una casta sacerdotale (tanto nella viltà quanto nel martirio, secondo i casi). Il Partito pretende di esercitare subito quella funzione che assolverà solo quando si dissolverà in quanto Partito nella società senza classi e nella circolazione omeostatica delle sue parti; lo scrittore si introduce intanto in quella vacatio e si fa profeta disarmato, tribuno di ' valori ' non sincronici al presente politico. Il Partito non può ammettere dualità di poteri perché sarebbe o una retrocessione all'agnosticismo liberale o il positivo inizio del proprio deperimento: chiede dunque l'ossequio e lo ottiene. Ma la coscienza gli sfugge. La sua grandezza è nel rifiuto della distinzione fra storia sacra e profana: 'homo homini deus '. Quella del poeta è nella sua riaffermazione, almeno 'finché passi questo tempo': 'homo homini deus '. 5. Nel periodo storico che qui si sommarizza, il caso (biografico e poetico) di Brecht ha una importanza eccezionale. La contrapposizione fra lui e G. Lukacs, già da una decina d'anni visibile dalle nostre latitudini è arrivata oggi alla volgarizzazione (e spesso alla volgarità); eppure simboleggia abbastanza bene le contraddizioni di cui si va discorrendo. E siccome questo discorso non vuole essere quello storico-critico di cui l'opera d1 Brecht ha bisogno si può ancora impiegare quella contrapposizione.
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