' Fa paura il disarmo dell'informazione, su questi argomenti, fra i giovani. Prima di giudi• care con le proprie forze gli imbroglioni o gli sciocchi, essi sono costretti a cibarsi (è sempre stato cosi?) di troppi sottoprodotti. Negli ultimi anni ad esempio una delle parole d'ordine tra gli eredi della sinistra italiana sembra quella di proporre formule d'avanguardia accettabili, soprattutto con l'esumazione di modelli che in altri tempi subirono la pena capitale. Gli Anni Venti. (sovietici, tedeschi o francesi) vengono ' ripresi ·, non già coll'intento di interpretare di nuovo i grandi e talvolta grandissimi valori d'arte e di poesia di quell'età quanto per non sfigurare nella conversazione della coesistenza e dimostrare che prima delle mésalliances sociai-realistiche si era saputo, e come, tenere il proprio rango. Vedi, co. me esempio di Interessata confusione, lo scritto di Lazio Illyès in Il Filo Rosso, Milano, nn. 5 e 6. ottobre e dicembre 1963. La sua conclusione - dopo molti luoghi comuni contro Lukàcs, il cui significato non sfuggirà a chi sappia quale fun• zlone ebbe la conferenza teorica dell' Ass. degli Scrittori Tedeschi del giugno 1958, dalla quale, appunto contro Lukacs, si cita largamente - è che l'estetica della ' faziosità • volontaristica e dell' ' ottimismo comandato • « è nata negli anni trenta, parallelamente alla concezione del grande realismo [ cioè a quella di Lukacs] e benché esse fossero partite su basi completamente diverse e siano poi rimaste sempre in opposizione, hanno l'una e l'altra contribuito insieme allo svilupparsi dello schematismo ». Questo discorsetto, che si conclude naturalmente con l'appello alle ' forme nuove • e la condanna del ' sistemi estetici speculativi • omette naturalmente Il quadro politico, cioè li problema della natura Interclassista del• l'antifascismo staliniano e del Fronti Popolari, di cui nel presente scritto st discorre. • Quando si farà la storia dello stalinismo lta• llano e si documenterà la repressione avvenuta entro i quali si svolse la discussione del periodo 1945-1953', vale a dire se non si misurano le carenze radicali con le quali la cultura italiana uscita dal fascismo conobbe o credette conoscere i termini della più grande vicenda svoltasi nel trentennio precedente fra intellettuali e scrittori rivoluzionari e movimento operaio. Quella indagine è storica, dunque politica. Una responsabilità non troppo diversa da quella degli intellettuali italiani degli Anni Trenta nei confronti della generazione che in quegli anni stava per passare dalle scuole alla guerra, va data agli intellettuali che fra 1945 e 1956 non seppero o non vollero guardare nell'immediato passato della lotta di classe e si accontentarono del proprio antifascismo'. Le note che seguono si vogliono quindi proposte o ipotesi di studio. 2. Nel corso di quella che Lukacs chiama la ' decadenza ideologica' (approssimativamente, la seconda metà dello scorso secolo) il corpo intellettuale della borghesia si scinde in più parti: intellettuali organici e apologetici (esempio: Taine), scienziati 'progressisti • (Darwin), artisti e scrittori che si limitano a contestare obiettivamente la realtà capitalistica che rappresentano (Maupassant), autori di opposizione (Rimbaud). Eppure, nel complesso, la borghesia non toglie agli scrittori il mandato sociale che aveva loro affidato nei secoli precedenti. La funzione di organo della coscienza universale, che era stata dell' Aufkliirung, si continua negli intellettuali della democrazia. Se quella funzione è, di fatto, mistificata, gli uomini del socialismo si propongono di inverarla. Tutto l'equivoco del naturalismo e dello scientismo • progressisti • nasce appunto dal prolungarsi nella socialdemocrazia europea della validità di uno statuto dell'uomo di lettere e dell'artista, formulato dalla borghesia ascendente. Fra 1890 e 1915dalle mai concluse lotte della nazionalità contro gli imperi sovranazionali e da quelle contro le involuzioni autoritarie e antidemocratiche {in Germania, Francia, Italia, Spagna) l'intellettuale socialista continua a ricevere alimento alla illusione d'una continuità del progresso dalla Rivoluzione Francese all'ala garibaldina o mazziniana, da noi più tardi socialista (De Amicis, Cavallotti, Bettini, Rapisardi), in Francia democratico-hugoliana. Perché, per quanto grandi fossero le tensioni e - 57
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