giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

Brecht e l'origine dei f rooti Popolari 1 Una bibliografia (Politica e cultura 19451955) a cura dJ s. c. (Sergio Capriogllo) si legge a p. 16-17 del n. 2 dJ Ragionamenti, Milano, no• vembre-dlcembre 1955. 56 - diritto tanto allo scherno quanto all'indulgenza che di consueto agli ideologi toccano congiuntamente. E' poi anche omessa quella parte conclusiva, quella morale della storia ovvero ' consigli ad un giovane poeta ' e scrittore, che accennai a chiusura della conversazione catanese; non solo perché i consigli è meglio praticarli che darli, ma perché mi auguro che questo modo mio, comunque lo si giudichi, di ragionare sui nostri jeri meglio d'ogni altro discorso dovrebbe suggerire con quale animo ' morto ' vorrei esser capace di lavorare e di aiutare a lavorare. 1. Tra 1945 e 1953 con una ripresa nel 1956, molto si discusse in Italia sul rapporti fra attività culturale e politica. In particolare, il tema di uno statuto dello scrittore e dell'artista in un paese. in un partito, in una prospettiva politica socialista, ebbe notevoli contributi. E a quella discussione nessun intellettuale Italiano rimase estraneo 1 • Eventi nazionali ed internazionali ne determinarono gli episodi: la polemica per la fine del Politecnico (1947), le tesi di Zdanov sull'arte e la letteratura ( 1947), la pubblicazione dei testi di Gramsci (1947-1953) e di Lukacs (1953-1956), la disputa sul- !'' impegno' (1945-47), quella sul 'fronte della cultura' (1948), sul 'neorealismo' (1946-1950), sul 'realismo socialista' (1955). Quelle discussioni implicavano, in genere, la risposta al quesito di quale fosse o potesse essere nel nostro paese la funzione di dirigenza culturale del Partito Comunista. Esse sono venute meno quando, di fatto se non di diritto, il Partito Comunista ha cessato di rivendicare quanto aveva invece praticato nel periodo precedente; ma soprattutto quando - lungo un processo che si può situare fra 1957 e 1962 - la quasi totalità degli scrittori Italiani ha accettato, col quadro della democrazia parlamentare e delle presenti istituzioni, anche le forme privatistiche di organizzazione dell'industria culturale. Ma per intendere tanto alcune discussioni recenti sulle avanguardie e il realismo quanto gli svolgimenti della nostra cultura letteraria nello scorso ventennio credo necessario guardare meglio quali fossero i limiti, e i motivi dei limiti, delle discussioni di quindici e di dieci anni fa. Sono persuaso che non è possibile decifrare il senso del presente se non si criticano i termini ideologici e politici

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