giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

saggi e studi Mandato degli scrittori e limiti dell'antifascismo Queste pagine sono la prima parte di uno studio che in qualche provvisorio risultato ebbi a esporre nel marzo di quest'anno per cortese invito del C.U.C. La persuasione a tentarlo mi venne, mesi fa, traducendo un intervento pronunciato da Brecht nel giugno del 1935, a Parigi, nel corso del primo Congresso internazionale degli scrittori antifascisti; e si può leggerlo, insieme a talune ipotesi mie qui più ampiamente e diversamente svolte, nel numero 3 di Quaderni Rossi. Alla parte che ora si pubblica manca proprio quanto attiene al congresso e al suo significato. E naturalmente è qui enunciata e non provata l'ipotesi maggiore (opposta a quella sostenuta da G. Lukacs nel giugno del 1956 all'Accademia politica del Partito operaio ungherese): che il fascismo internazionale abbia largamente e durevolmente vinto prima e dopo la guerra hitleriana proprio nella misura in cui costrinse il suo nemico di classe a relegare sul fondo il conflitto fondamentale, quello tra capitalismo e socialismo, non solo dov'era legittimo e necessario farlo cioè nella politica quotidiana ma anche nella vita morale e nella ricerca intellettuale e artistica orientata verso la rivoluzione; dove ha portato distruzioni che forse hanno un significato storico anche più grave delle stragi della guerra perché stanno costringendo il comunismo a ripetere, nella pratica della coesistenza, i medesimi errori di indistinzione fra tattica e strategia che aveva dovuto compiere davanti alla violenza fascista ed hanno cost aperto la via al costume apolitico del nuovo capitallismo, alla collaborazione di classe e a tutto ,quel che sappiamo. troppo bene. Ma non pretendendo davvero a storico o a politico ho - 55

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