Huc11 Tuo~us, Storw della guerra civile spagnola, Torino, Einaudi, 1963. CLAUDE G. BowER, Missione in Spagna, MHauo, Feltrinclli, 1957. SALVADORDE MADARIACA, Spagna, Bari, Laterzn, 1932. MANUEi. AzAi'<A, La velada en Benicar/o, Buenos Aires, Losada, 1939. ALDO CARO e,, Gli intelleituali e la guerra di Spagna, Torino, Ebaudi, 1959. 48 - La veglia di Jlzana on si può dire che Hugh Thomas, nella sua Storia della guerra civile spagnola, si sia adoperato a dare di Manuel Azana, vale a dire di una delle più alte e complesse figure di quell'ora della Spagna e del mondo, un sereno e giusto giudizio. Con una certa ipocrisia anzi, come distrattamente, o lasciando cadere qualche insinuazione o raccattando qualche diffamazione allora sollevata dalla parte fascista, finisce col mostrare una fondamentale insofferenza e antipatia; come già fin dal primo capitolo, quando dal resoconto di un drammatico dibattito alle Cortes, con uno scarto alquanto gratuito per uno storico, passa ad immaginare la malinconia del presidente: << L'eco di questo minaccioso dibattito raggiunse ogni angolo della Spagna. Giunse anche al presidente, don Manuel Azana, l'incarnazione della Repubblica, che dalla lussuosa solitudine del Palazzo nazionale assisteva malinconicamente al crollo di tutte le sue ~peranze ». In cui è evidente l'ironia di quella « incarnazione della Repubblica », e velenosamente insinuante la giustapposizione della qualità ( « lussuosa ») alla solitudine del presidente; senza dire che già vuol essere giudizio negativo quella solitudine che lascia intendere volontaria e che più avanti definirà, oltre che volontaria, arrogante. E non manca, nel terzo capitolo, di raccogliere e dar credito all'accusa di eccentricità sessuale che, guarda caso, toccò anche al generale Miaja e poi a Federico Garcia Lorca: quasi che i « mal protesi nervi » fossero la caratteristica di questi tre uomini che davvero furono « incarnazione della Repubblica »: il presidente, il massimo esponente militare, il grande poeta fucilato dai fascisti. E non si fa scrupolo, lo storico, di riportare a carico della eccentricità di Azaria un aneddoto che ineffabilmente dichiara « forse apocrifo ». (Della funzione annientatrice che accuse simili hanno in paesi di « morale cattolica » come la Spagna e l'Italia sarebbe da dire in uno studio particolare; e di come, combinandosi la « morale cattolica » col tipico gallismo fascista, vengano fuori dei personaggi come il generale franchista Queipo de Llano esaltatore della virilità dei « crociati » nel senso della sessualità più volgare e zelante accusatore, nelle sue serali trasmissioni da radio Siviglia, di tutte le sgualdrine e di tutti i « maricones » che secondo lui stavano dalla parte della Repubblica. Del gallismo fascista, assottigliato fino al simbolo e rovesciato in quella sorta di im-
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