giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

Bergman va preso nel senso « di rispecchiamento di una realtà in sfacelo senza alcun impegno di riscattarla »: vi prevarica il formalismo in contrasto con l'esigenza di una drammatizzazione del contenuto; e ne deriva un'involuzione estetizzante che arrotonda continuamente i contenuti, sottraendoli al loro contesto di dramma reale, ossia una basilare mancanza di realismo, in contrasto con l'esigenza contenutistica. Bergman vorrebbe realizzare quelle che si vogliono denominare delle opere nere; ma l'estetismo della sua poetica emozionale lo porta a colorire impressionisticamente il nero delle sue opere col virtuosismo della bellezza formale, conducendolo a realizzare quell'ibrido effetto che è stato icasticamente denominato della tarantola candita >i. A parte, nell'opposizione recisa all'opera di Bergman, va situato il punto di vista di L. Chiarini che rifiuta Bergman in nome dello « specifico filmico »; l'opera di Bergman non sarebbe cinema ma parola, letteratura, teatro. Mancando la mediazione del linguaggio visivo filmico, il film cade nel letterario, nel pittorico, nel teatrale: esempio precipuo di tale caduta, l'opera di Bergman « anche scrittore nonostante le sue fantasie ». Chiarini prende Il posto delle fragole e lo pone a confronto col racconto dialogato « testo sul quale il film è stato realizzato ». Secondo il critico, nel testo raccontato, « il narratore ( il professore lsac Borg) interviene in continuazione col contrappunto delle sue considerazioni ». Che sarebbero intraducibili; poniamo: mi parve, meno imponente di q1ianto lo ricordassi, probabilmente provai una certa commozione, forse, non è improbabile, strano senso di solennità. melo profumato, non so come, un senso latente dell'effimera natura della situazione). A commento, Chiarini ripropone una tesi di J. Siclier, espressa in questi termini: « Nel tentativo di rendere tutto ciò, Bergman ha fatto ricorso ai più vari espedienti, ma le immagini non si rono piegate ( e non era possibile) a quella articolazione che è propria del racconto romanzesco, tanto che il dialogo ha dovuto venire in soccorso sottolineando con insistenza le intenzioni delle immagini stesse ». Obiezioni: 1) non mi pare esatto dire che il film sia nato sul racconto dialogato: sono indipendenti e l'antecedente immediato del film sta in un nucleo di immagini visive. 2) Nonostante gli avverbi e l'uso della parola e il contrappunto delle considerazioni, quel racconto dialogato mi sembra mediocrissimo e poco significativo: scrittore Bergman in quanto scrive, e non perché crei delle opere letterarie: anzi, come letterato risulta piuttosto noioso ( e non capisco come qualcuno abbia potuto affermare che i racconti dialogati del regista, scritti per i suoi film, si presentano - 35 ► !....------~~-------...:..--------------------------------'

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