giovane critica - n. 4 - apr.-mag. 1964

34 - fare storia, che le sue fantasie macabre abbiano qualche importanza per la vita degli uomini. on ha pensato che nulla ci è più lontano del protagonista del Posto delle fragole, torturato dal rimorso di un'esistenza egoistica, ecc. Affascinanti sono le sue [del regista l bravure ritmo-figurative, che creano intorno al personaggio un alone cli supposta poesia: goffe sono le sue intenzioni teologiche, cli un pessimismo clisperato senza vera disperazione, di un misticismo sottinteso che non ha mai il coraggio di essere se stesso e che sconfina, con grande clisinvoltura, nell'opposto cli uno scetticismo, a volte persino blasfemo ( ...) Non risolve nulla, cincischia con orrore, fugge davanti alla realtà perché non ha alcuna risposta da dare ai problemi della vita. Il mondo degli uomini crolla, non v'è più niente che lo regga in piedi. Solo la scoperta di Dio offre una via d'uscita, la più sciocca e squallida che un mistico imbroglione potesse escogitare: il ravvedimento del padre, la rottura improvvisa dello schermo della incomunicabilità tra padre e figlio. Che significato può avere una religione di questo genere, K.ierkegaard e Strindberg a parte? Una stramberia, forse, sostenuta da una tenacia mistificatoria che sfiora la spudoratezza ( ...) Questo controllato vaneggiare sulla via di Damasco, questa furente ricerca cli Dio che si accompagna al gusto freddo e implacabile dello scandalo non depongono a favore di lngmar Bergman. La religione dello svedese è troppo apparentata con il saclismo perché riesca a trovarci partecipi. Possiamo comprendere che la amino certi intellettuali dell'alienazione e certa borghesia inquieta, propensa a sfogare la propria impotenza nella macerazione di un misticismo (purchessia) ma non comprencliamo come la possa amare la cultura che pretende cli vivere nel mondo ( ...) Infatti, non la ama, sebbene finga cli amarla. Verrebbe da azzardare il dubbio che Bergman sia un caso cli cosciente allucinazione collettiva, un equivoco coltivato per il piacere dello snobismo. Capita, talvolta, cli amare gli artisti per tale ragione, senza comprendere niente di loro, soprattutto quando sembrano agitare gravi problemi ». L'analisi materialista giustifica per A. Plebe il rifiuto dell'opera cli Bergman. Per Plebe vale la seguente trafila ( Filmcritica, n. 133): a) Ha le caratteristiche di uno spettacolo ( intreccio vivido, interesse narrativo, etc.) il cinema cli Bergman? - No, lo spettacolo manca. b) Allora è un cinema di idee? - No, perché presenta unicamente casi clinici, episodi patologici. c) Allora è un cinema cli personaggi? - No, in quanto presenta degli schemi, dei simboli, dei nomi invece che dei personaggi reali. d) E' un critica alla società borghese? Neanche, gli spunti polemici sono secondari, poco significativi. Si tratta dunque di un album di belle fotografie, secondo il gusto di fine secolo; una « tarantola candìta », una specie di tragedia per le dame. Al giorno d'oggi una poetica irrazionalistica non può che essere una poetica cli evasione. E dunque il decadentismo teologico della poetica di

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