un meglio. Ma è prima necessario che le cose ritrovino il loro valore elementare, che i termini si liberino dagli equivoci, dalla cristallizzazione, dall'inflazione, dal gergo di cui è vittima l'espressione. Bergman dà un importante contributo a questa opera di chiarificazione, di ricerca, di riscoperta; ed è per questo che ci sembra tanto più utile all'uomo d'oggi, che non altri film apparentemente più chiari, ma sostanzialmente poveri perché legati a schemi sorpassati ». Spinta in tal modo l'opera di Bergman sul crinale dei nostri tempi, e investita la voce di lui di un peso di testimonianza quasi prometeica, succede che, ad un certo punto, sembra che Bergman venga meno alle sue promesse, e svicoli verso temi troppo esclusivi od estranei all'ansia del mondo contemporaneo. Si continua a sostenere che il tema centrale di Bergman resta il dilemma dell'esistenza di Dio: ma purtroppo, si aggiunge, tale motivo viene sempre più in primo piano, di film in film, sin quasi a restare il solo problema, quello principe, che soppianta od esclude gli altri. In un'ansia di andare avanti, « ci sembra che Bergman torni indietro, alle sue origini teatrali, smarrendo gli stimoli complessi che il suo cinema ci aveva portato ». E si arriva bruscamente a concludere: « Bergman ha veramente qualcosa da dirci, che sia valido o no, ma che riguardi la nostra cultura e i nostri problemi? Ancorato così profondamente a un mondo che ci è sostanzialmente estraneo, abbiamo finora apprezzata la sua arte per quanto di complesso essa raccoglieva e lievitava, in un continuo giuoco di significati e di temi che si intrecciavano in film sempre pieni di cose da scoprire e pieni di significato cinematografico, genialmente narrati. Ora, del Bergman del Volto, del Posto delle fragole, e di Una vampata d'amore e della loro straordinaria vivacità e complessità, è rimasto ben poco». Le due interpretazioni ( esistenzialreligiosa e laica) hanno un termine in co• mune: la descrizione del nucleo vitale di Bergman come legato alla solitudine e alla ricerca di Dio, e Bergman quale testimone della crisi dei valori che ci attanaglia: il regista esprimerebbe ( nell'intera sua opera o in una parte di essa), come una punta avanzata, d'avanguardia, una larga misura del cosidetto dramma della situazione contemporanea. 3 • Un'interpretazione duramente negativa dell'opera di Bergman. La diffidenza si esprime in varie forme. Anzitutto, come sospensione del giudizio nel SO· spetto di una colossale turlupinatura, per cui saremmo di fronte alla manipolazione di un mistificatore. E' il punto di vista di F. Di Giammatteo che scrive (in Cinema per un armo, edit. Marsilio): « Ci sentiamo disarmati ( ... ) E' probabile che lo svedese non vada preso alla leggera; dunque soprassediamo. Non prima, però, di aver spiattellato qualche riflessione irriverente sull'idolo della borghesia europea colta degli anni '60 ( ...) La sua presunzione sta nel pensare che il gioco possa - 33
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