18 - borghese conservatore, reazionario e tutto quello che voi volete d'altro. Ed è precisamente perché sono borghese che amo il circo ( ...) ». L'altra indicazione che possiamo ricavare dalle varie testimonianze di fede e dai dati dei biografi sta nell'importanza primaria dell'esperienza familiare nell'infanzia e nell'adolescenza di Bergman. Ad un certo punto decide di lasciare il collegio e gli studi rompendo per un momento il silenzio in cui genitori e figlio erano vissuti per tanti anni. Uscito dal suo « forziere di ferro », il padre aveva protestato, insistito, minacciato. cc Non ho padre, non ho madre », aveva risposto il giovane. Eppure l'ambiente familiare non gli aveva lasciato soltanto, come diceva, « qualcosa da distruggere », ma anche certi argomenti del suo futuro lavoro: Dio e il diavolo, le angustie della vita coniugale, la tirannia degli adulti, la solitudine della infanzia, l'ossessione luterana del peccato ( tema che, nonostante l'opinione corrente, non dura nel regista oltre il primo tempo della sua produzione cinematografica). « Un bambino cresciuto in una casa parrocchiale » scrive Bergman in una sua nota << acquista una precoce familiarità con la vita e con la morte ». La casa di pietra, fra l'erica e le betulle, grigia sullo sfondo grigio del mare e dei laghi, era tanto silenziosa che il più piccolo rumore sembrava dilatarsi tra le vecchie mura e i mobili pesanti. La madre - c'informano i biografi - sbrigava i suoi doveri rigida come un automa, quasi si trattasse di una missione ingrata. Tirava su i figli come coscritti, senza calore. Interessarsi ai loro problemi, intenerirsi era peccato, come leggere, giocare o sorridere. cc Mio padre », racconta Bergman << celebrava funerali, matrimoni e battesimi, dispensava consigli e preparava sermoni. Molto presto feci la conoscenza del diavolo >>. Ogni sera, prima di cena, i bambini, strigliati sotto l'acqua fredda, erano chiamati a confessare ad alta voce i propri peccati. L'unica evasione erano le vacanze ad Upsala dalla nonna paterna che viveva sola in un grande appartamento. I bambini potevano correre in giardino, saccheggiare la biblioteca, arrampicarsi in bicicletta su per la campagna fino ai tumuli funerari del Re Yugve, o ai tempi del dio Odino. cc I miei rapporti con il cinema risalgono a quei giorni » racconta Bergman nell'introduzione al volume delle sue sceneggiature. « Avevo l'abitudine di sedermi sotto il tavolo da pranzo ad ascoltare il sole che entrava dalle finestre enormi. Avevo cinque anni; un giorno ascoltavo il suono del pianoforte dall'appartamento accanto. Suonava un valzer. Ad una parete della stanza era appeso un grande quadro di Venezia. Come i raggi del sole avanzarono sul quadro, l'acqua del canale cominciò a scorrere, i piccioni si alzarono in volo dalla piazza, persone gesticolanti scambiavano inaudibili conversazioni, le campane suonavano. Persino la musica del pianoforte sembrava provenire da quello straordinario quadro di Venezia».
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