luppo di tali iniziative; arriverà se mai ad ostacolarle o a piegarle agli interessi dell'industria cinematografica. Sembrerebbe opportuna la convocazione di una assemblea straordinaria che dibattendo a fondo e apertamente il problema, tenti di fugare una cosi grave compromissione tra giornalismo e pubblicità. Ne va della serietà, della forza culturale, della validità di un sindacato che, negli ultimi anni, ha sempre reagito alle pressioni reazionarie contro la cultura cinematografica. Ma non basta proclamarsi fedeli a principi libertari, se poi nel concreto, e cioè nei contatti diretti con l'industria, non si oppone un argine preciso. Giuseppe Ferrara la mente, vale a dire che lo spettacolo teatrale ha agito su di me come molla e fermento di ispirazione, e che quindi alla base dell'iniziativa non vi sono considerazioni di comodo, quali l'esser lo spettacolo già montato e ampiamente collaudato nella sua estrema popolarità. Se mai questa popolarità era la verifica pratica degli elementi essenziali di validità che appunto mi hanno colpito: prima fra tutti la capacità di sintesi satirica, immediata e universale, dello stile mimico di Frondini. Ma la vera molla è scattata nel momento in cui intuivo che, nella diversa dimensione stilistica del cinema, questo elemento, lungi dal cadere, si amplificava e si coloriva di nuove possibilità. Ho sempre nutrito diffidenza verso i vari neo-aristotelismi in ritardo bizantineggianti sui vari <specifici>. Senza mettere in dubbio la peculiarità di ogni mezzo espressivo, né tampoco riproporre un'idealistica e unità delle arti>, io sono infatti convinto che la realtà ispiratrice di un artista abbracci anche le opere d'arte de- Ragioni e problemi di una gli altri mezzi espressivi, che entrano perciò nel comtrasposizione cinematog·rafica Nel finale dell'articolo apparso sul numero scorso di questa rivista, Attualità della pantomima, ebbi modo di accennare alla possibilità di una trasposizione cinematografica delle pantomine di Giampiero Frondini del CUT Perugia, indicando alcuni dei più grossi problemi che immediatamente si presentavano. Mi è stato chiesto ora un approfondimento di questi problemi, che posso fornire in prima persona, perché, pur avendo collaborato molto marginalmente allo spettacolo teatrale, l'ambiziosa idea di una sua trasposizione in cinema è mia e, fino ad oggi, a parte alcuni colloqui sull'argomento con Frondini, mia è la prima elaborazione in proposito. Chiarirò subito che questa idea ml si è presentata come <necessaria> alplesso gioco del processo creativo, decantandosi, al pari degli altri elementi e reali > di ispirazione, nel risultato, raggiunto, è chiaro, con i procedimenti propri al mezzo impiegato. Le pantomime di Frondini sono state appunto per me una realtà stimolante che, col catalizzatore de! nuovo mezzo espressivo, si incontravano con altre realtà per me importanti, dando luogo a una nuova entità vitale. Quelle che ho chiamato e altre realtà per me importanti > sono oggi i miti inquietanti della e civiltà dei consumi>, la fessificazione progressiva operata dai mass-media, il lassismo vuoto di una dilagante, qualunquistica socialdemocrazia: il mondo, in br.eve, de La vita agra di Bianciardi, mondo che in parte avevo già fatto passare nello spettacolo teatrale nelle due pantomime, Deus ex machtna e Telesuictdio, di cui avevo scritto la sceneggiatura già sotto lo stimolo delle prime pantomime di Frondini. -7
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