auspicavo allora una visione della storia che intendesse « unitari•• mente lo sviluppo dell'organismo sociale delle regioni, superando la particolare determinazione politico-sociale ». e riaffermasse « In fon. domeotnle unità del processo risorgimentale ». Oro, nel quadro del Piemonte dello Restaurazione, il sorgere di una fon.a unitaria e nozionale possa olle origini attraverso la for• mozione di una nobiltà gio, 1ane, che prende coscienza dell 1incapacità dello vecchio classe dirigente a « combattere efficacemente il ritorno reazionario delle vecchie forze assolutiste» (p. 15). Ma l'impossibilità. sanzionata dal fallimento dei moti del '21, di « condurre un'azione politica io contrasto con la Corono in un paese do,•e In fedeltà dina• stico restavo alla base della coscienza nozionale » (p. 35), consumava quelle prime esperienze liberali e riproponeva il problema del loro svolgimento nello stretto ambito dello tradizione sabauda. c. ,n se• guito, l'aumentata penetrazione del clero in larghissimj settori della vita pubblica e il sostegno a tutte le cause più arrischiate del legit• timismo - sotto il regno di Carlo Alberto - avrebbero di per sé consentito il rinnovamento che pur si realizza in Piemonte negli anni precedenti il 1848, se la modesta opera riformatrice del governo non avesse determjooto, suo malgrado, « un processo di o). largameoto dei ceti aspiranti alla direzione politica che finiva per mette.re in crisi la possibilità, per lo stessa aristocrazia, d.i continuo• re a proclamarsi unica o più autorizzata classe dirigente • (p. 73). L'aspetto economfoo ili questo processo ero doto dallo trasformazione « in senso moderno e capitalistico di terre già feudali od ecclesiasti• che », da cui sorgeva un nuovo celo rurale, « nel quale confluivano elementi della nobiltà più aperto e progredita da una parte, e dal• l'altra borghesi più numerosi » (ih.). A conclusione ili questo movimento, si situo la costituzione del 1848, « indispeITTabi/e - di fronte al paventalo comunismo del '48 francese - per arrestare il moto progressivo delle po,sioni e frenare il partito radico/e» (Cavour). Non che la borghesia radicale avesse intenzione ili abdicare allo direzione politica, nelle sue simpatie per una costituzione « ultrademocratico »: ma, nella sua lotto contro il vecchio Stato assolutista, essa « confidava soprattutto nella forza del popolo minuto controllato dagli scrittori e dagli avvocati democratici » (p. 107). E se, con la guerra contro l'Austria, la monarchia sabau• da preferiva metters.i a capo del movimento nazionale, piuttosto che lasciarsi trascinare da esso, essa davo con ciò uno risposta et ovan• zata • al « partito demagogico », onde poi imporre, ottenuto la vii• toria mmtare, una « soluzione moderata del problema nazionale, e insieme della controversia istituzionale • (p. 114). Il fallimento del• la guerra federale, in segùito aJla diserzione degli alleati e alla « in• transigente ostilità e wffidenza dei democratici •• determinò il croJlo « di tutta la impostwooe moderata del neoguelfismo» (ib.). D'altro canto. la sconfitto delle forze progressiste, dopo il proclomo di i\lon• colieri, riaprivo l"alternntiva conservatrice al liberalismo moderato. Se lo prospctliva <lei codi11i venne tenuta lontana. il merito va in primo luogo olrAzeglio. il quale pose con ciò le condizioni ogge11ive che resero possibile l'inizio1iva cavouriano. Lo sforzo maggiore del Ca,·our nei primi anni <li sovcrno. fu la ricerca di una dimensione nuo,•o del libcrolismo, alla cui creazjonc egli recuperò i pii1 moderati rappresentanti della borghesia democratica del 1848. La conseguente espansione di tulle le forze politiche cd economiche determinò la succe5siva spinta unitaria. Fu col congrc so di Parigi - c. per quanlo riguarda l"ltalia meriilionolc. col 1859 - che si pose a Cavour il problema delrUnità: a risolvere il quale, se anà valore il colpo che egli assesterà al predominio austriaco in Italia con la guerra del 1859. fallirà comunque - di fronte ol rinno,ato equilibrio inter• nazionale - lo prospettiva di una soluzione trovata nell"ambito del concerto europeo. « E sarà allora, dopo Villafranca. rappello all'ini• zintiva popolare. al di fuori della diplomazia. che permetterà la ri• presa della marcio in avanti del moto nazionale. sotto colore mode• rato nell'Italia centrale e con l'insegna del partito d'azione. garibal• dino e mazziniano, nel mezzogiorno» (p. 217). e tulli questi temi liquidano brillantemente le posizioni del• l"apologetica sabauda. dall'altra parie il Romeo combatte la recente elevazione (Mack Smith. ecc.) deUa "ecchio propaganda « democra• tica » a criterio di giudizio storiogrofico: e questi ulti.m.i sono in parte i termini dello polemica che egli conduce da alcuni anni coo• tro lo storiografia marxista italiana. La fondazione ca\'ouriana del nuovo Staio è "ista dal Romeo nella sintesi dei due valori di l.ibcrtò e nazione, che rimangono, per tutto il rinquantcnnio liberale, i criteri ispiratori della classe dirigente italiano. Solo le enormi dimensioni umane, tecniche ed economiche della guerra, « ruppero in modo irrimediabile la cornice ottocentesca che n"rcbbc dovuto contenerle • (p. 277). La frattura che allora si determinò Ira le forze liberali e le nuove forze (socialiste e cattoliche) che si erano affacciate impetuosamente sullo scena politica. produsse « nello spirito di una larga sfera dello classe dirigente, quella con• versione nello quale il fosci~mo trovò un"otmosfcro di sostoruiaJc sim• patia>• (p. 281). Solo con la secondo guerra mondiale. attraverso lo Resistenza. « è l'cnuto a compimento quel processo di conquista del• lo Stato do parte delle mosse socialiste e cattoliche che già si era profilato nel primo dopoguerra. e che il fascismo per ,,ent'anni aveva cercato artificialmente di arrestare, adoperando una demagogia ili massa che faceva largo posto alla contraffazione moderna ili un anti• co patrimonio ideale ormai destinato a tramontare» {p. 285). Si è cercato qui di delineare solo alcuni spunti tra i molti che scaturiscono da questo volume. Non è compito di questa scheda W· - 65
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