giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

perita in que-!lt3 raccolta tripartita (è nec~ario sottolineare come la tripartizione non scaturisco do un ripensamento concettuale, ma solo da un inlenlo pratico) di saggi, in gran parie già pubblicali, di offrire il frutto del suo decennale esercizio critico e della sua attività di germanista. Gli ampi paralleli, la lussureggiante selrn di notazioni. i risultati della sua navigaz.ione critica, sono regolati dalla « bussola » dello 3ua squisita indagine critico-scientifica, che porla evidenti i segni di una Gei.stesbildung luk:icsiana. La presenza del Cases, la sua pre1.iosa sensib1li1à della cultura germanica sono permeale da una tensione ideologica di non comune potenziale. Il saggio sui Tedeschi e lo spirito francese, il primo della raccolta. traccia un disegno luminoso delle diatribe intellettuali, vigilmente sostenute dalle situazioni politiche dei due popoli; il critico riesuma i carteggi G-0e1he- cbiller. la ciclonica madame de Stael, e ritocca il problema della mancata Einbiirgerung des Dichters. che porlÒ da una parte al disinteressamento clell'inlellettuale per i problem_j politici. che il Lichtenbcrg inteti.uò in un cc feroce aforisma ,, con le virgiLiane parole potriam fugimus; e dall"altra all"esasperazione del sentimento nazionale. I tedeschi rinchiusi nella ineffabilità dello spirito, limitati dai confio.i angusti del o: pensatoio » d"Europa. schernivano i travagli spi• rituali e l'engagement civile dei francesi, tesi all'esercizio della de• mocraz.ia, definendolj depositari di un biensance conservatore e viveur. L'analisi Ìn\'CSte anche le manifestazfoni più recenti. mi riferì• sco alla manniana espressione mechtgeschiitoe I nnerlichkeit ( « inleriorilà atrombra del potere », « interiorità solitaria [che] si recingeva di forme pure, confortandosi dell'esempio dell'ari pour l'art francese e deprecando il contenutismo e !"imprecisione stilistica dei tedeschi ( ...). Questo complesso di inferiorità si rovesciava spesso all'eslerno nell'elogio della forza nel sogno del nuovo regno georgiano ». Nella seconda parie trovano poslo i saggi dedicali a Thomas Mano, a Brecht, al quasi sconosciuto. in halia Karl Kraus l'editore d;lla famosa e polemica rivista Fackel e a~lore del « gr~ndioso dramma» Gli ultimi giorni dell'umanità; interessanti i saggi dedicati a Max Frisch e a Fricdrich Diirrenmatt, nei quali il Cases vede i più vivaci e i più anticonfonnistj figli di queUo turisticamente pia• cida, sana e democratica Svizzera, in realtà gelosa, reazionaria e ne• vrotica.mente anticomunista. Le simpatie del critico vanno al romanzo Stiller di Frisch dove egli vede per la prima volta fusi i due piani fantasia e realtà, che nel mondo elvetico toccano gLi estremi della loro connivenza « tanto che non riescono più nemmeno a sapere la propria identità e devono già compiere un notevole sforzo per con• vincere se stessi e gli altri che esistono in carne e ossa e non sono una faolomatica proiezione di qualche pagina di Kirkegaard ». La tena parte del volume è imperniata sulla trattazfone dei due 64 - pila autorc\roli esponenti della critica stilistica in lingua tedesca, Leo pilzer ed Emil S1aigcr e sulla ripubblicazione di un saggio, già introduzione alla Teoria del dramma moderno di Peter Szondi. Il Cases ferma la propria attenzione all'ultima pubblicazione dello Spilzer, che ritiene la più organica dell'autore e cioè al volume Linguistics and Literary Hi.story. Premesse le origini del « metodo » spitzeriano, dove metodo sia quasi sinonimo di Erlebni.s o approach, il Cases individua quelli che sono secondo lui i punti essenziali della teoria dello Spilzer: « a) il punlo di partenza è l'indagine linguistica in particolare l'individuazione cli un trailo stilistico significativo perchè divergente dall'uso comune; b) il suo punto di arrivo è la definizione della legge immanente alla singola opera d'arte ». cll'esposizione e nella critica alle posizioni dello Spilzer, il critico pur notando come lo stilista viennese affidi alla parola un valore cc culturale» e quindi come la situi in un orizzonte storico, non può non individuare i pericoli, a cui un ,analisi di questo tipo porta; infatti questa conduce << a costruire una psicologia individuale, ma quali garanzie ci potrà mai offrire una Gei.stesgeschichte costruìla su così tenue base? Se già la sloria della singola parola non può essere intesa senza uscire decisamente dal campo strettamente lin• guistico in quello della storia della civiltà del coslumc, ecc., a maggior ragione ciò deve accadere dell'opera d'arte ». Il Cases passa poi allo studio ciel « metodo » spitzeriano applicato alle opere, melte a fuoco le indeterminatezze dei mezzi di indagine dello stilista, denudando le brillanti e misticheggianti espressioni e sottolineando nel click (scatto, indicante secondo lo Spilzer "che il particolare e il lutto hanno trovato un comune denominatore, il quale è l'etimo dello scritto ») che è alla base dello Zirkelschluss, « cioè di quel procedimento divinatorio che lo Spitzer attinge, attraverso il Dilthey, dal teologo Schleiermacher, per cui dal particolare significativo si anticipa il tutto e da questo si ritorna circolarmente alla parte,,. una attività « critica ,, che si potrebbe definire << tautologica n, pur non volendoci far sfuggire la chiara convinzione dello sti]jsta cli un rapporto, se non con rigor geome·tric'" in demo5trando, tra men.s dello scrillore e particolare linguistico: infalti il Cases vede in ciò l'imme:i.so fascino che hanno esercitato le sue illuminazioni, gli scatti, rispetto alla tradizione puramente scolastica dell'explication de texte,. Ro ARIO ROMEO, Dal Piemonte sabaudo all'Italia liberale, Torino, Einaudi, 1963, pp. IX-297, L. 2500. • Nel vedere ristampali i cinque saggi che il Romeo raccoglie ora nel volume einaudiano, ci sono venute alla mente alcune sue note sui rapporti tro storia regionale e storia nazionale (in Cultura /lloderna 1952, n. 6). Accanto allo studio della resistenza dei vecchi stati della Restaurazione, egLi

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