giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

• • recens1on1 Cinema FERN\LDOD1 Gu>i~IATTEO, Cinema per 1111 cmno, Marsilio, 1963, pp. 272. L. 2500. • Nel quadro della pubblicistica cinematografica italiana un posto (e non irrile,•ante, almeno a giudicare dalla diffusione delle opere) spetta alle raccolte di recensioni di film, di articoli cioè pubblicati prima singolarmente su periodici o settimanali e poi riuniti in \·olurnc. Hanno già tentato questa via, anche se con cli• versa forluna e da di,,ersc angolazioni critiche, autori come Chiarini, Gromo e, più recentemente, Moravia, Marotta. A questo indirizzo sembra ricollegarsi ora Fernaldo Di Giammattco con questo Cinema per un anno, secondo volume di una collana dedicata al cinema edita da lllarsilio. Sarà il caso di dire subito che lavori del genere proprio per il loro carattere antologico si prestano con difficoltà ad una sistemazione critica uojtaria, specie quando, come in questo caso, Ja varietà degli argomenti e l'eterogeneità degli interessi consentono all'autore cli spaziare disinvoltamente dai problemi del cinema italiano a quelli del cinema europeo e d'oltre cortina, dai rapporti tra arte e industria a quelli sociologici e di costume. Questo naturalmente senza tralasciare l'indagine (del resto acuta) su alcune delle personalità più vive di tutto il cinema, da Antonioni fino a Chaplin e Renoir. Ben lontana dal trarne vantaggio la metodologia critica ne risulta frequentemente impalpabile, mentre forzato appare qua e lò l'inquadramento storico e politico. Da parte sua Di Giammatteo, che del resto conosciamo quale autore non superficiale, da buon avvocato di se stesso si pone, neUa prefazione, queste obiezioni e ne conclude che Paccresciuta difficoltà dell'esercizio critico, lo sforzo spesso inutile di adattare lo stesso me• tro di giudizio coerentemente rendono « l'eclettismo la moneta più 62 - corrente e nemmeno la peggiore ». A nostro avviso, questo può va• lere come giustificazione di una scelta ma non a dimensionare d_iver• samente il valore e il significato dell'opera: la piacevolezza discorsiva, la brillantezza di taluni giudizi, i numerosi riferimenti, la stessa disinvoltura sintattica tipica di Di Giammatteo valgono di per se stesse ma non certo a creare una nuova metodologia critica. In complesso, quindi, un libro agile e di piacevole lettura ~on tratti di genuino interesse (industria e cine club, cinema e letteratura, Antonioni) che il mancato approfondimento, di cui del resto l'autore sarebbe capace stando a sue precedenti prove, fa tanto somigliare ad occasioni mancate. FRANCO FORTINI, Tre testi per filrn, Edizioni Avanti!, 1963, pp. 131, L. 1000. • Sono riuniti in questo libro i tre commenti scritti da Franco Fortini per All'armi sinm fascist'i!, Scioperi a Torino, il documentario a 16 mm. gi.rato da Paolo e Carla Gobetti, e La statua di Stalin. Di quest'ultimo film sono note le peripezie conclusesi col ritiro da parte degli autori (Lino Del Fra e Cecilia Mangiai, oltre che Fortini) dei loro nomi a causa delle manomissioni, tali da alterare il significato politico dell'opera e la sua angolazione ideologica, operate dalJa produzione. Cosa che, a giudicare dal commento, è un ennesimo, impunito delitto contro la libertà degli autori di cinema; ché il film avrebbe costituito, specie per la sua esaltante possibilità di incontrare l'attenzione delle masse, un momento importantissimo di quel dibattito che, a tutti i livelli, si sta conducendo sull'era di Stalin. A leggere il commento si comprendono i malumori degli « amministratori della tranquillità psicologica deUa nostra classe operaia » - malumori che nei confronti di Fortini non datano da oggi -; si com-

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