giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

laboraziooe con le alue forze. Come peraltro, per quanto riguarda l'oggi, i.o un momento i.o cui i giovani cattolici i.o tutta Italia tentano di dorsi uno suategio adeguata alJo mutata situuiooe, sono frequenti nello oosuo città gli esempi di settarismi di ritorno, autentiche intemperanze, derivanti soprattutto dal persistente senso di inferiorità che sembra attanagliare i giovani cattolici paraliz.zaodooe i movime.nti. 10 Citiamo come esempi, due Era tutti, i convegni dei gruppi di facoltà e il Centro di Cultura Cattolico (o Cineforum). 11 A testimonianza della continuità di queste posizioni all'interno del Cuc Catania riportiamo do Bilancio di un anno e ambi:ioni per il futuro: « Un confronto che riposi su due fondame.otali postulati : il rispetto, tutt'altro che tattico ma gc• ouinameote sincero per i grandi protagonisti della cultura di origine 'borghese' (...) e il riconoscimento che ne consegue dallo irrinunziabile e necessaria utiliu.azione di larga mole dei loro raggiungimenti, ipotesi, 'tecniche' e, perché no?, critiche al materialismo storico o ad alcuni suoi gracilini rappresentanti ... •· 12 Il fatto che la funzione, e quasi il concetto stesso, di 'terza forza' tenda a scomparire è dimostrato a nostro avviso, dalle vicende di quei gruppi che io passato furono gli interpreti autorevoli di posizioni 'autonome' (Il Mondo e i radicali io genere, tanto per fare degli esempi rappresentativi). Intendiamo però questi fotti non come causati dall'incapacità di singoli individui, ma come ulteriore dimostrazione dello 'storica' incapacità di quesie posizioni a oooquistani diritto di cittadinanza nella società moderna. farla accettare in blocco ( cosa che non vogliamo assolutamente), a fornire lo spunto ad un dibattito più approfondito su queste cose]. Riteniamo che da parte del movimento operaio sia necessario, oggi più che mai, riuscire a darsi una serie di strumenti validi per un lavoro di questo tipo; speriamo sia già chiaro che per strumenti validi non intendiamo la contrapposizione al circolo di cultura 'dell'industria' del circolo 'marxista'. Intendiamo invece, per esempio, una decentralizzazione e quindi una capillarità dei circoli e della loro azione. Non riteniamo sia più possibile oggi basare tutto sul 'circolo centrale' che offre, è vero, tutta una serie di garanzie, ma, nel contempo non permette una espansione, nel senso proprio, verso tutta una serie di ceti per loro natura 'periferici'. Il discorso sui 'diseredati della cultura' è un discorso vecchio al Cuc Catania ma oggi non è più possibile lasciarlo a livello di discorso. La decentralizzazione non è evidentemente che il primo passo verso un colpo di timone in questo senso, e tutto ciò senza evidentemente dimenticare tutte le cose di cui il Cuc attualmente si occupa e ha in cantiere per il prossimo futuro e che, ad un osservatore superficiale, potrebbero apparire con questo contrastanti. Il passo successivo è una chiarezza, sempre affermata del resto, massima nel dialogo che si svolge e si deve approfondire e portare avanti nei confronti delle organizzazioni politiche della classe. Vi è tutta una serie di compiti che a noi non compete e che l'organizzazione politica deve assumersi in prima persona; ma per ottenere ciò è necessario da parte dell'organizzazione culturale aprire il discorso su questa base e verso questi obiettivi. Crediamo che appaia chiaro come il nostro interesse più immediato, nostro di intellettuali e di militanti, sia l'allargamento di questo dibattito. A tutti i livelli. A livello della rivista, che è strumento unico e insostituibile per un confronto fra la nostra 'provincia' e le altre, fra la nostra analisi dei dati ed altre che, da quei dati partendo, giungano a conclusioni, parzialmente o totalmente diverse. A livello degli organismi politici della gioventù (le federazioni giovanili dei partiti, le associazioni universitarie) nei quali individuiamo i protagonisti principali di un dibattito che, nella nostra città, è ancora in gran parte da fare. La certezza che queste non sono né speranze né generici quanto velleitari appelli alla discussione sta, come dicevamo più sopra, nella mutata situazione che impone a tutti gli organismi responsabili di misurarsi con essa direttamente e non attraverso la lente deformante delle mistificazioni vecchie e nuove. Vittorio Campione Gabriele Di Stefano - 61

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