giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

no ricerche, allidino com.messe universitarie, etc. A queste ricàieste !"industria ha risposto prontamente: da allora i pian.i di studio delle Facoltà scientifiche dell'Università di Catania sono in rapporto dirello con le esigenze produ11ive delle industrie della zona. 6 Quando parliamo di impossibilità di inurbamento intendiamo riferirci anzitutto all'opposizione della borghesia locale che ha permesso e age,,olato !"insediamento delle industrie non per veder scomparire la sua consistenza basata io la.rga misura sulla pressocché totale assenza di classe operaia nella cit1à; in secondo luogo alle difficoltà e ai problemi che !"inurbamento di una numerosa classe operaia. per di più io aumento costante. avrebbe imposto ad una industria capitalistica ancora in formazione. 7 Cfr. KARL l\lARX. Per la critica del- /"economia politica, Editori Riuniti. 1957. 8 Anche qui è necessario distinguere, in quanto non si tratta dj costruire dei villaggi operai ex novo, ma di trasformare le vecchie cittadine. Così si è venuta a creare una situazione per molti versi contraddittoria in quanto all'interno di una stessa cit1à si son trovati a coesistere elementi che hanno fallo gridare al 'miracolo' cd elementi vecchi di cinquant'anni. E non di rado sono entrati io conflillo fra loro. 9 Non vorremmo con questo termine fare apparire meccanico un processo che non lo è mai stato. Possiamo indicare esempi, riguardanti il passato, di gruppi che hanno, sia pur fra mille contraddizioni, cercato di dare una soluzione ad alcuni problemi molto importanti del momento, primo fra tutti quello della col60 - ospitante nel suo seno tutte le forze ·progressiste', si riduceva ad una serie di iniziative mondano-culturali, io nulla differenziantesi da quelle del Circolo di cultura, se ooo nella etichetta. çi pare evidente a questo punto l'errore sostanziale che sta alla base di simili iniziative culturali ( a Catania, come a Milano, come a Bologna): la volontà di realizzare, almeno a livello culturale, l'unità indiscriminata di tutte le forze della sinistra. A nostro avviso infatti, oggi, anche a livello di sovrastruttura, una politica unitaria può essere impostata solo sulla base della analisi della contraddizione capitale-lavoro ( intesa come contraddizione fondamentale della società); solo con la discriminante cli questa contraddizione potremo impostare una politica culturale ooo sfasata rispetto alla realtà. Ci resta da determinare, per concludere il nostro lungo discorso, quali devono essere adesso i modi e le forme di azione dei militanti della cultura; cioè come e io che direzione organismi che pretendono di assolvere al compito di produrre e diffondere la cultura democratica, e di essere strumento di elaborazione e stimolo per il movimento operaio e per una organizzazione autonoma del tempo libero, devono muoversi. Saltano via immediatamente in questo quadro miti come quello d~ll'unitarietà ( cui già accennavamo), almeno nella misura in cui essa viene io tesa, come condizione necessaria e imprescindibile per un qualsiasi lavoro, culturale e non. Noi non respingiamo la possibilità di un lavoro comune con forze che non abbiano con noi in comune l'ideologia e i dettagli della sua applicazione; però riteniamo sbagliato e adduittura esiziale per i risultati cercare l'unità ad ogni costo, in quanto riteniamo ( e lo abbiamo sempre detto) che così facendo non si instaura una collaborazione fra forze cli diversa natura ma una forzosa ed inutile copreseoza. Per evitare pericoli di questo genere, ripetiamo ancora una volta che uo lavoro comune con altri gruppi e con persone di altra formazione è, a nostro modo cli vedere, possibile ove sia uo lavoro su questi temi e su queste analisi. Siamo noi che forniamo la piattaforma dalla quale partire e gli obiettivi da raggiungere. Su questa base è possibile, e utile anche, ogni partecipazione 11 • Ci sembra che scaturisca da queste righe il secondo mito che viene a saltare via cli necessità: non vi è più spazio per linee culturali ( e politiche diciamo tra parentesi) che vogliano differenziarsi ed essere 'autonome' da quella dell'industria o da quella del movimento operaio 12 • [Abbiamo riservato questa, che è senza alcun dubbio una affermazione che corre il rischio di apparire eccessivamente enunciativa, alla conclusione del nostro intervento, nella speranza che quanto detto sopra serva ad illustrarla e, se non a

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