uo ruolo sempre più rilevante non ci possono essere dei compartimenti stagni, mo occorre che la formazione culturale di tutti gli individui, anche quelli apparentemente più lontani dal processo produttivo (i politici, gli appartenenti alle pubbliche amministrazioni. alla gestione, alla distribuzione, al controllo), sia fortemente orientata verso uno solido impostazione scientifica e permeala di diffuse nozioni tecnologiche ». E' da questa base di analisi che prende le mosse la politico dell'industria. politico che si concretizzo in un massiccio finanziamento (subordinato a determinate condizioni di insegnamento) alle Facoltà scientifiche; e nella precisa offerta della industria venuta fuori ol Convegno di Ischia della Confindustria (1961) di accollarsi le spese di ammodernamento e incremento di certe attrezzature scolastiche. o condizione però che la scuola si impegni a fornire quei tecnici, o basso e medio livello, di cui esso ha bisogno. 5 Interessantissimo è o questo proposito il convegno Univer,ità e industria, organizzato nel 1959 dalla Giunta Esecutiva Universitaria, in mano ai fascisti, ed al quale parteciparono, fra gli altri, il Magnifico Rettore dell'Università di Catania, i presidi e i docenti delle Facoltà scientilicbe catanesi, l'ingegner Zipelli e il dottor Ferrara, quali rappresentanti rispettivamente della ABCD e della Cui/ Italia. Particolarmente interessante la relazione del Magnifico Rettore il quale, fra l'altro, nota le molte carenze, per quanto riguarda il corpo insegnante, delle. facoltà. Succeuivamente proprooe come soluzione del problema che le industrie dell'isola fomiacaoo locali, attrezzino laboratori, finanziIl problema piu importante che i giovani cattolici si pongono oggi dinanzi è quello della contraddizione uomo-industria. Ma il loro intenderla come 'accidente' che spersonalizza l'individuo e gli impedisce il contatto con Dio, se da un lato castra la loro analisi e porta al fallimenJo del loro discorso appena sono costretti a confrontarsi con situazioni realmente industriali ( posto che, lungi dal risolvere il problema, finiscono con l'eluderlo nella ricerca di soluzioni puramente irrazionalistiche); dall'altro fa apparire molto più interessanti la loro azione e le loro teorizzazioni in situazioni non strettamente industriali e nei confronti di ceti non operai. Infatti la disperata ricerca di un collegamento fra il loro discorso e la situazione nella quale si trovano ad agire, approfondisce le contraddizioni, li costringe a mescolare i discorsi più 'avanzati' al vecchio integralismo: li conduce ad applicazioni della teoria che divengono, a scelta, o occasioni per voli pindarici ( astratti quando non infondati o mistificatori), oppure lezioni di catechismo nelle quali l'unico elemento nuovo sta nello strumento che viene adoperato 10 • Il discorso a questo punto si sposta dal piano dell'avversario d.i classe al piano del movimento operaio, si rende necessaria una analisi, il più possibile completa. della sua politica e dei suoi errori; cercando di individuare fino a che punto si tratta di errori tipici di una realtà più generale e fino a che punto invece si tratta di errori a livello di 'situazione particolare'. Vogliamo cercare di limitare i contorni più generali della politica dei partiti in Sicilia, come si è venuta a determinare da quando, spentasi la violenza delle lotte contadine, il movimento operaio si è trovato di fronte alla necessità di adeguare la sua azione e la sua politica alla mutata situazione; necessità che permane ancor oggi insoddisfatta. Infatti l'azione del movimento operaio, sul piano strettamente politico, si concretizza ancora, ad esempio, nella ormai superata battaglia per i patti agrari e per le scorporazioni dei feudi, oppure nel non vedere come la vera 'zona industriale' della provincia di Catania sia costituita da Priolo, Ragusa e Augusta. Mentre, sul piano della organizzazione della cultura, persegue ancora le vecchie soluzioni genericamente unitarie ed altrettanto genericamente democratiche. La casa della cultura ha rappresentato il risultato più evidente di questo tipo di soluzione; il suo fallimento, al di là delle contingenti incapacità, era prevedibile in partenza. Essa sorse infatti come alternativa 'di sinistra' al Circolo di cultura, cercando di calamitare intorno a sé la sedicente intellettualità catanese. A nostro avviso gli errori commessi in questa occasione sono svariati; possono essere però ricondotti alla generale incapacità di comprendere la nuova realtà che, sia come realtà effettuale, sia come linee di tendenza, va delineandosi in Sicilia. Il tentativo, operato con la casa della cultura, di creare la 'magna mater', - 59
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