Una felice cccez1one 52 - cineasta comico; - Michel Deville, i cui graziosi film cercano di acclimatare le allegrezze della commedia americana a Parigi, e vi riescono spesso ... Ma - se si fa eccezione per La Jetée di Marker -, niente science-fiction, niente fantastico allo stato puro. Lo spettatore francese deve rivolgersi per ricevere qualcosa in questi campi, verso i cineasti d'oltre Atlantico - o d'oltre Manica - o almeno d'oltr'Alpe. li meritato successo di Freda, di Corman, di Terence Fischer, non è che la contropartita del.l'assenza totale d"iniziativa in questa direzione dei produttori francesi. E dire che non mancherebbero gli autori desiderosi di esplorare questi generi! on parliamo che per ricordo dell'inesistente ( o quasi) disegno animato francese. Questa rapida panoramica che cosa ci insegna? Delle conclusioni poco confortanti: il cinema francese ha all'estero un prestigio certamente superiore al suo valore, parte dei suoi successi si basa ml bluff vero e proprio; non ha saputo analizzare la realtà francese in un momento particolarmente cruciale; trascura campi interi del.la sensibilità per rifugiarsi, nei migliori casi, nell'analisi psicologica. Veramente sembra che noi non si ami troppo il cinema francese. Tocca a voi, adesso, che ne vedete alcuni campioni, di discuterlo, di apprezzarlo, e forse, nostro malgrado. di amarlo un poco. P. L. Tbirard Luigi Russo diceva che i critici letterari francesi riconoscono i pregi del colleghi italiani solo quando sottolineano come questi ultimi abbiano attinto da loro. Una felice eccezione è, nell'àmbito della critica cinematografica, P. L. Thirard, uno dei più vivi esponenti della nuova generazione della critica cinematografica francese, redattore di Positif, Miroir du Cinéma e autore, in collaborazione con Roger Tailleur, di u,1 recentissimo Antonioni apparso per i tipi delle Editions Universitaires. Nel senso che tgli ha operato una continua assimilazione dei fermenti e delle sollecila:ioni che gli provenivano dalla critica italiana, imparandone l'inclinazione storicistica - non troppo frequente presso i francesi - e una più affinata nozione dei rapporti tra politica e cultura: significativa al proposito la recente pubblicazione su Positif, in un nutrito dossier sull'arte, la cultura e i.I cinema curato da Thirard, dei test·i di due critici marxisti italiani. Gianni Toti e Pio Baldelli. che. agli occhi dei con.unisti francesi, devono sembrare piuttosto «eretici». Condividiamo gran parte delle osservazioni di Thirard; i dissensi ove ci sono (ad esempio circa la valutazione larvatamente positiva di Tu ne tueras point: film discutibile già sul piano dei propositi civili e, più che mai, su quello degli esiti poetici) sono marginali. Nell'accennare alla critica cinematografica italiana, in sede di valutazione di Muriel, Thirard si riferisce evidentemente a quei settori che ne hanno salutato la comparsa con interessato consenso (Gianni Toti in particolar modo; e altri). Purtroppo non ci possiamo pronunziare in merito ché il film non è ancora apparso a Catania. Per ragioni di omoge,ieità, nel tradurre il testo ~i Thirard, abbiamo lasciato nell'originale tutti i titoli delle opere: molti difatti, al momento, appartengono a filrr, mai apparsi in Italia. g. m.
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