giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

ruolo di « metteur en scène >> al serv1210 delle idee altrui: la prova a contrario è presto fatta, poiché ciascuno dei suoi scrittori ha messo mano in altri film oltre quelli di Resnais, e l'unità stilistica dei tre film-Resnais è evidente, paragonata agli altri film di Marguerite Duras ( Un barrage contre le Pacifique, Moderato cantabile), Alain Robbe-Grillet (L'lmmortelle) o Jean Cayrol (On vous parle). Esiste dunque un « mondo Resnais », che integra e utilizza l'apporto degli scrittori. Questo « mondo Resnais » si presenta sotto aspetti formali diversi, e non gli si può affibbiare qualche comoda etichetta: Resnais, non è cc le lunghe carrellate laterali » - per quanto egli vi abbia fatto ricorso -, non è non diversamente « il montaggio a sbalzi » per quanto egli non lo disprezzi affatto. Il « mondo di Resnais », tutto ci indica innanzitutto ch'esso non è avulso, separato dal mondo reale. La personalità stessa di Resnais, le sue coraggiose prese di posizione quando, impegnato nella difficile avventura delle riprese di Marienbad, diede il suo assenso al manifesto detto « dei 121 », tutto ciò fa pensare che l"opera non sarà puramente mitica, avulsa dal reale. E tuttavia è lì che cominciano le contraddizioni. L'ardente storia d'amore cli Hiroshima era riconoscibilmente situata: alcuni arrivarono a rimproverarglielo, del tutto a torto mi sembra. Ma davanti ai colori gelati di Marienbad, davanti a questo universo posto fuori dalle leggi normali, il rimprovero d'estetismo cominciò a venir fuori. Alcuni videro al contrario nel film una descrizione simbolica del mondo concentrazionario. e seppero sostenere questa interpretazione con argomenti seri. Lo zelo col quale gli autori rifiutano e approvano al tempo stesso ogni interpretazione tendeva a ricondurre il film al rango di « bell'oggetto estetico ». Le interpretazioni, dunque, non erano in grado di trattarlo a fondo almeno quanto non erano in grado di trattare a fondo un quadro di Giotto. Come vedremo quando riparleremo del ruolo che ha avuto la guerra d'Algeria nella cultura francese e più particolarmente nel cinema. è nel momento in cui Resnais girava Marienbad che egli si impegnava più nettamente ( e più pericolosamente). Questa contraddizione verrà risolta forse in Muriel: abbastanza freddamente accolto in Francia, Muriel è stato generalmente considerato come una descrizione molto crudele della società francese, quando il film fu presentato ai pubblici stranieri. Vi si ritrova in effetti quella terribile indifferenza che permise il dramma algerino, raffrontata a una esasperazione solitaria. Ma questa testimonianza ci indica come Resnais, l'uomo Resnais soffrì questo dramma - e riusci a tradurre la sua emozione in un'opera autonoma. Questa descrizione dà vita a un film che, per se stesso. testimonia veramente sulla realtà fran~? Io sarei al riguardo d'un parere differente da quello della maggior parte dei miei colleghi italiani. E non per non so quale riflesso nazionalista, del tipo « no, non siamo me- - 47

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