giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

nianza e del documento - e questo, malgrado la voga, che avremo modo di esaminare, del cinéma-vérité - e nel campo della poesia, del fantastico, del comico, dell'irrazionale infine. Il cioemo iotellenuale e psicologico, o: Prima di sapere che cosa è divenuta, forse sarebbe utile mettersi d'accordo su cos è dh•eouto lo « nouvelle vague»? che cosa essa fu. Dei trasferimenti semantici abusivi, accuratamente mantenuti in una utile confusione, hanno in effetti offuscato ciò che avvenne nel 1958. 46 - Occorre ricordare che il gruppo che « lanciò » l'iniziativa è quello dei redattori dei Cahiers du Cinénw. Da questo gruppo uscirono Chabrol, Truffaut, Rivette, Godard, Rohmer, Claude de Givray, Doniol-Valcroze, per non parlare che degli autori di lungometraggi. Siccome in quell'epoca Alain Resnais portò a termine il suo primo lungometraggio (Hiroshima mon amour) egli fu spesso, a scopi pubblicitari, mescolato a quel gruppo, e l'insieme venne così battezzato noiwelle vague, includendovi autori precedenti come Pierre Kast, e altri che si vedevano consacrati « antenati » del movimento ( antenati più o meno concordi essi stessi, e talora contestati) come Melville, Vadim, Astruc, Agnès Varda. Vi fwono aggiunti tutti coloro che ultimarono il loro primo film a lungometraggio in quel momento, se quel primo film presentava un qualche interesse (Jacques Rozier, Jacques Demy). Dunque, ciò che possiamo vedere oggi è l'itinerario di alcuni di coloro che, entro questo guazzabuglio indistinto, sono emersi come particolarmente tipici. Non servirebbe a nulla studiare per esempio « l'itinerario » di un Claude Chabrol, di un Claude de Givray o di un Jacques Doniol-Valcroze: si tratta in quel caso di onesti artigiani, che nulla distingue dai loro omologhi « non-intellettuali » o catalogati tali, del cinema francese. Sarebbe assai sterile anatomizzare ciò che fecero Rivette o Rohmer: questi si sono fermati al loro primo lungometraggio; è del resto un peccato per quanto riguarda Rivette, il cui Paris nous appartient prometteva bene. Alain Resnais figura chiaramente come capofila. Viene a mente l'entusiasmo che provocò Hiroshima mon amour, una rivelazione per tutti coloro che ignoravano l'opera di cortometraggista che Resnais aveva compiuto da dieci anni. Abbiamo visto, in seguito, L'année dernière à Marienbad e Muriel ou le temps d'un retour. Dov'è Resnais? A quale punto del suo itinerario si trova questo autore, che, la sua età ce lo lascia credere, ha il meglio della sua opera dinnanzi a lui? Quale motivo accomuna queste tre opere? Ciò che colpisce innanzitutto, è la fedeltà di Resnais a certa letteratura francese contemporanea, fedeltà che lo induce a scegliere i suoi sceneggiatori fra i romanzieri: Marguerite Duras, Alain Robbe-Grillet, Jean Cayrol. Questo orientamento ci fa credere che Resnais trova una concordanza tra la propria visione del mondo e quella espressa da questi scrittori. Non pare il caso di dedurne una qualsivoglia inesistenza di Resnais come creatore, ridotto al

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==