giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

nema morisse; ma non era affatto « il cinema"· Nella seconda fase, che va all'incirca dagli anni trenta ai quaranta, secondo Bazin. si assiste alla scomparsa quasi totale dei trucchi visibili, come la sovrimpressione, e anche, soprattutto in America, del primo piano Il cui effetto fisico troppo violento renderebbe sensibile il montaggio. Nella commedia americana tipica il regista ritorna ogni volta che può a riprendere i personaggi al disopra delle ginocchia, angolazione questa che si dimostra la più conforme all'attenzione spontanea dello spettatore, il punto di equilibrio naturale del suo accomodamento mentale. Verso Il 1938I film erano quasi tutti montati secondo gli stessi principi. La storia veniva descritta attraverso una successione di inquadrature Il cui numero variava relativamente poco (attorno a 600). La tecnica caratteristica di questo découpage era Il campo-controcampo; era, nel dialogo per es., la ripresa, al• ternata, secondo la logica del testo, dell'uno o dell'altro interlocutore. Questo tipo di découpage, conveniente al migliori film degli anni dal '30 al '39, viene rimesso in causa dal découpage in profondità di campo di Orson Welles e di Wllilam Wyler. In questa terza rase dell'evoluzione del clnellnguagglo, Il plano-sequenza In profondità di campo non rinuncia al montaggio - come potrebbe farlo sen• za tornare ad un balbettio prlmltlvo? - ma lo Integra nella propria plasticità. Sarebbe evidentemente assurdo negare I progressi decisivi apportati dall'uso del montaggio nel linguaggio del film, ma essi sono stati acquisiti a prezzo di cidere il personaggio con l'attore. Era un tradire l'essenza dell'arte teatrale. Infatti, a partire dal '900, si è avuta una reazione nel senso di riportare il teatro a quel gioco di trasferimenti tra figure e immagini, tra attori e personaggi che è nella sua natura. L'evoluzione del teatro verso una maggiore coincidenza di immagini e figure, in direzione di un arretramento dalle immagini verso la figura, costituisce un segno di decadenza teatrale. Si può dire che il cinema è la conclusione del teatro che procedeva in questa direzione, per ragioni sociali. L'eredità di quella posizione è stata ricevuta dal cinematografo, che cominciò ad entusiasmare proprio per il suo carattere esistenziale (sembra di vedere veramente muovere un treno ... di sedere accanto ad una persona, ecc.). Ma se il cinema è arte, deve operare e mantenere questo distacco, e la collaborazione dello spettatore: se non c'è collaborazione non c'è più arte. Che significano indicazioni del genere? Significano una determinazione del linguaggio cinematografico di natura storicistica e non ontologica (la metafisica della grammatica e della tecnica). La quale implica alcuni corollari fondamentali: 1) Il cinema incontra ed esprime una particolare condizione contemporanea, per cui oggi esiste un tempo per il cinema come in altre epoche sono esistiti tempi in cui ha prosperato, fino a raggiungere un primato, una forma di espressione rispetto ad altre forme d'espressione. Ossia: primato dell'evidenza dell'immagine, continua ricerca di un discorso per figure concatenate; avviamenti corali dell'arte e lavoro creativo in collaborazione, platea sterminata e senza confini di patrie sovrane, etc. 2) La determinazione del cinelinguaggio mostra che la tecnica non è separabile dall'espressione: in altre parole, non viene prima ( declassata a pratica manuale che trascriva e sbrogli l'espressione oramai compiuta nell'intimo) e non sta neanche sopra l'espressione, come norma all'espressione (entif!cazione della tecnica considerata discriminante dell'arte cinematografica). 3) Il linguaggio cinematografico si trova in grado di comunicare qualunque cosa, a vari livelli. E quindi comunicazioni razionali, concetti, idee ed emozioni, atmosfere anche impalpabili, introversione e riflessione di sentimenti, etc.: e non soltanto fatti materiati, corpi, movimento, intreccio. 4) Naturalmente, tale comunicazione avviene non per via verbale (con l'avverbio, la coniugazione e le particelle del discorso verbale) ma con mezzi, modi e grammatica propria. Mezzi che tuttavia non vanno entificati e irrigiditi, in quanto mutano e si affinano a misura delle circostanze storiche e diventano sempre meglio penetranti (grammatica storica)•. - 43

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