giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

• Cfr. Il torracchione resiste ancora, in Vie Nuove n. 50, 1963. 30 - inesistente come attrice e quindi assai al di sotto della complessa e ambigua identità conferita da Moravia al personaggio di Cecilia, una delle cose più felici del notevole romanzo. Né poteva mancare la riduzione, già in cantiere ad opera di Carlo Lizzani, di un romanzo, cosi personale e difficilmente «traducibile», come La vita agra di Luciano Bianciardi; a quanto ci consta da alcuni referti giornalistici la cosa è in cattive mani; appare già opinabile la scelta come attore principale di Tognazzi, interprete atto ad incarnare certe figurette di provinciali o di comprimari dell'Italia « del miracolo economico » ma che non ha certo la personalità per intendere un personaggio cosi tormentato e così inconsueto per i nostri schermi come quello trasmessoci da Bianciardi. A chi gli chiedeva se se la sentiva di entrare nei grovigli psicologici di un intellettuale Tognazzi rispondeva: « C'è una tendenza da parte dei comici, oggi - c'è sempre stata - a voler fare parti tragiche: non c'è comico che non abbia sognato di recitare l'Amleto. Ma che Amleto! No, il pubblico vuole divertirsi con me, si aspetta che io lo faccia ridere e io non lo tradirò. Del resto questo libro è già ricco di spunti e di risvolti grotteschi. Il pubblico si troverà immediatamente di fronte a un personaggio insolito, un po' strano. Uno che vuol far saltare i grattacieli e parla da solo. Mi spiego. Nel libro ci sono continue tirate, considerazioni che l'autore mette in bocca al suo personaggio. Bene, tutti quei brani resteranno pari pari nel film e Luciano li dirà alla gente, a tu per tu, guardando nella macchina da presa. La tirata sul traffico, quella sul sesso, ecc.» •. Nessun commento. Ci limitiamo soltanto, allo scopo di non apparire iettatori, a chiederci se Lizzani sarà in grado di reggere la tenzone coll'attore, di temperare le licenze, a nostro modo di vedere assolutamente arbitrarie e deformanti, che questi intende prendersi sul personaggio. (Sempre in tema di strani connubi fra romanzi e cinema poco da dire sul Comencini de La ragazza di Bube: pulito quanto grigio; sobrio quanto anodino; capace di tessere la trama dei sentimenti e degli affetti di Mara, e il loro sviluppo; ma restio ad arricchire il quadro storico, il deflusso degli ideali resistenziali, da cui muoveva Cassala e che tante possibilità di approfondimento e addentellati coll'oggi consentiva).

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