giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

impossibile, dato il basso livello culturale dei •soggettisti"; 2) In un ·soggetto originale' bisogna aggiungere, il che non sempre è possibile; in un romanzo basta togliere, operazione molto più agevole; 3) Il romanzo fino a un certo punto serve da antidoto ad alcuni mali del cinema quali il divismo, il macchiettismo, l'intreccio meccanico, la pornografia delle ·maggiorate fisiche', ecc.>. Che cosa abbia poi a vedere il film di Bolognini colla < cultura> e colla e circolazione delle idee> non ci è dato sapere; e difatti la valutazione critica che Moravia fa del film di Bolognini, nella seconda parte del suo articolo, si riduce a una parafrasi dell'argomento del suo racconto, senza scorgere il grossolano impoverimento che ne fa il film, tutto esaurito com'è in un ricamo grafico che si deve peraltro continuamente appoggiare al commento 'fuori campo' che sottolinea i trapassi e le svolte più importanti del racconto (commento consistente nella lettura di brani del libro). Proprio perché il cinema, l'immagine e la successione di immagini, non dispone « delle sfumature e gradualità che sono proprie alla parola> ma in quanto mezzo semantico «analitico-documentario> (per usare la definizione di Della Volpe) dispone di altre risorse e virtualità creative, il regista non può fare a gara collo scrittore, sullo stesso piano di quello (a meno evidentemente, ché qui non si vogliono stabilire precettistiche, di un accordo felicissimo, ma quanto raro!, tra la sensibilità morale e artistica del regista e quella dello scrittore: si veda la fedeltà, tutta impregnata ~i una energia morale di tipo giansenista che bene scava nelle pieghe del libro, colla quale Bresson rilegge il Journal di Bernanos). Che poi la qualità del romanzo d'avvio non sia affatto un'arra contro « alcuni mali del cinema>, come ad esempio la pornografia, ce lo testimonia la trasposizione sullo schermo di un altro romanzo moraviano, La noia, che era stato accusato a sua volta, del tutto a torto secondo noi, di compiacimenti e insistenze erotiche: e In questo romanzo - ne scrisse Calvino - qualcuno mi ha avvertito che si parla molto di rapporti sessuali; io, pur avendo letto il libro con gran passione, non me ne ero accorto; tutta l'attenzione era presa dal tema vero della narrazione, la ricerca di un rapporto tra il soggetto e l'oggettività dell'universo>. Tali accuse, di smaccata pornografia, non sono affatto fuori posto a proposito del film di Damiano Damiani, che consiste fondamentalmente in una sguaiata visualizzazione di alcuni frangenti del romanzo e su cui pesa l'infelice scelta degli interpreti: il nevrastenico Horst Bucholz e Catherine Spaak, stupenda modella cinematografica, dalla sagoma e dal portamento quanto mai fotogenici e rappresentativi delle diciottenni «degli anni sessanta>, ma mediocre e slavata come donna e - 29

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