giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

7 ALBrnro MORAVIA, Marx Freud e l'a. dolescente, in L'espresso del 16 dicem• bre 1962. 28 - più significativi da Chaplin a Tati allo stesso Totò) e come possa mancargli la capacità di suscitare nello spettatore, accanto alla risata, un movimento di commozione>. Si pensi, in questa chiave, al protagonista de Il boom (che pure annovera autentici pezzi di bravura dell'attore: come nel momento in cui, ripreso in 'primissimo piano', apprende la richiesta dell'occhio: un portentoso effetto di 'microfisionomia') e al maestro del film di Petri che pure era calcato su un personaggio d'avvio, quello profilato da Mastronardi, nel quale era evidentissimo questo risvolto tragico, avvistato dallo stesso Sordi il quale avvertiva il logorio del 'tipo' da lui creato e le possibilità nuove che il testo gli offriva: « Ormai il film di costume lo fanno anche gli altri: in ritardo, ma lo fanno. Perciò io devo pensare a film ancora più curati e meglio costruiti degli ultimi, che pure erano a un buon livello di mestiere, e cercarmi i personaggi, l'ispirazione, in direzioni che sinora non avevo battuto: per esempio la letteratura». In realtà, nella resa concreta, Sordi non riesce a entrare dentro quella misura tragica, deborda continuamente oltre la latitudine oggettiva del personaggio, addolcendone le spigolosità e le rughe tragiche col passarvi sopra il rullo comico, nel senso restrittivo e clownesco del termine; operazione che porta, in ultima analisi, a sbiadire la cornice oggettiva del racconto, le prepotenze e le ipocrisie della provincia «miracolata». La letteratura italiana, quella di successo, è divenuta il gran magazzino di scorta del cinema italiano. Moravia, ad es., viene saccheggiato fino all'ultima pagina, senza che lui se la prenda troppo. Anche la riduzione cinematografica di Agostino, firmata da Bolognini - il quale continua la sua paziente opera di devastazione dei capolavori della letteratura italiana contemporanea, da Svevo a Brancati -, non gli è dispiaciuta; ne ha tratto anzi lo spunto per impugnare la macchina da scrivere allo scopo di difendere < il giovane cinema italiano contro la cecità della critica». Soprattutto quel che non convince Moravia è la difesa che alcuni critici fanno, in tema di rapporti fra letteratura e cinema, del « soggetto originale», cioè del soggetto ideato apposta per il film: soggetto originale che, a detta di Moravia, essendo costituito solitamente da « cinque dieci malvage paginette semianalfabete stilate faticosamente dai cosi detti soggettisti professionali ;t è « il massimo responsabile del basso livello culturale ed estetico di gran parte della produzione cinematografica ;t 1 • In realtà, sentenzia Moravia, « il romanzo è di gran lunga preferibile al soggetto originale > per i seguenti motivi: e 1) Attraverso la riduzione cinematografica di romanzi si ottiene la circolazione delle idee e della cultura nel cinema, altrimenti

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