10 PAOLO CHIARINI, L'avanguardia e la poetica del reali5mo, Laterza 1961, pp. 30-31. 22 - tomatico: la profonda sfiducia in una possibilità e in una prospettiva di trasformazione del mondo e la conseguente rinuncia ad assegnare al cinema una funzione attiva, un ruolo di autentica avanguardia in quel processo ». Né ci sembra che, a un anno di distanza, le cose siano di molto cambiate e neppure che quella « restaurazione » risponda ad una fase di raccoglimento e di ripensamento di temi e fermenti di ripresa, ma piuttosto di ripiegamento e di chiusura. Di fronte a questa situazione, scrivevamo in altro contesto, non si chiede di inalberare in fretta la bandiera rossa delle « magnifiche sorti e progressive » o di riproporre i decaloghi della salvezza. Sappiamo bene quanto sia difficile e tormentosa l'epoca in cui viviamo, con quale impegno e dedizione e cautela si debba procedere per ritrovare, di volta in volta, il filo rosso che distingue progresso e reazione, vecchio e nuovo. E perciò sappiamo che il primo compito di una critica militante è quello di ripercorrere il cammino umano e culturale dell'artista, di capirne le ragioni e il complesso rapporto col tempo, di seguire la linea sovente tortuosa e intricata della sua esperienza conoscitiva. Ma abbiamo anche detto che non ci preoccupava tanto l'attenzione riservata a Godard e Resnais o, a un livello ben più alto, all'ultimo Antonioni. Preoccupa il fatto che spesso, dinanzi a quei film, si indulga a una sorta di operazione mimetica e di constatazione e che, dietro l'apparente modernità della struttura formale e presunta arditezza del linguaggio, non si avvertano la povertà, i limiti, il « vecchio » infine di certe esperienze. Scriveva, assai acutamente, Paolo Chiarini a proposito dei rapporti fra Brecht e l'avanguardia teatrale ( ma il discorso può essere generalizzato): « E' proprio qui, a nostro giudizio, che le strade si biforcano: mentre Jonesco si lascia sommergere dal ' mare dell'oggettività ' e le sue commedie vengono sempre più decisamente configurandosi come ' balletti verbali ' in cui sono le parole stesse che parlano e ci dicono qualcosa dell'uomo, sono esse - in altri termini - le protagoniste ( ...), mentre Beckett d'altro canto consolida in Molloy questo processo di capovolgimento del rapporto soggetto-oggetto, mentre infine Diirrenmatt cerca di alleggerire la responsabilità dello scrittore assegnandogli il compito di sperimentare certe tecniche neutre, Brecht invece tiene ben fermo il momento della volontà, della coscienza, del giudizio individuale, la scelta d'un punto di vista ideologico, d'un metodo d'interpretazione, d'una concezione del mondo» 10 • Si torna così al punto di partenza, alla linea discriminante fra la « resa » e la « sfida al labirinto ». Brecht, tra le tante altre verità che ha saputo conquistare in un lungo tirocinio di anni e di esperienze, ci mostra che il labirinto va affrontato e percorso sino in fondo, senza amuleti e toccasana prodigiosi, ma non smarrendo mai la linea di condotta di una ragione critica che, scontrandosi con le
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