9 GUIDO ARISTARCO, Se/ paragrafi su/ reali.smo e il cinema, in La Biennale, 464 7, dicembre 1962. carsi di una occasione perduta per un grande, drammatico film - e non solo per un intelligente e generoso pamphlet - su un nodo di corruzione del potere e della nostra società civile. L'altro, qualitativamente diversissimo nonostante le occasionali convergenze con il primo - convergenze confuse che si sono verificate anche a Grugliasco l'estate scorsa, dove tutti erano d'accordo nel respingere il tiepido antifascismo e il carattere retorico di tanti film sulla Resistenza, ma da punti di vista e con « richieste » assai diverse, non assimilabili - consiste nel ritenere inattuale, inevitabilmente illustrativo, generosamente irrilevante nel migliore dei casi, ma « vecchio » e « superato » infine, un tipo di discorso. cioè di scelta e di impegno tendenzioso, come quello da cui ha preso le mosse il Rosi di Le mani sulla cittrì. Ed è appunto questo secondo movente, non sempre esplicito ma al fondo di tante incomprensioni e controversie, che ci sembra di dover respingere risolutamente. E il discorso non si limita certo a quel film, ma investe tutta una serie di questioni e di atteggiamenti più vasti e determinanti: <e Noi rimaniamo convinti che occorra respingere ancora e sempre due pregiudizi: che come autentico cinema dei nostri giorni possa valere solo quello della cosiddetta avanguardia; e, al contempo, che il realismo critico, e la metodologia critica a esso legata, siano superati », ricordava Aristarco, ribadendo poi, con estrema chiarezza, l'osservazione al convegno di Porretta 9 • Le osservazioni sul film di Rosi ci riportano al discorso sul cinema Ùaliano d'oggi e sui problemi di valutazione e di orientamento che esso pone ad una critica effettivamente militante. A Porretta, e prima e dopo, è stata giustamente indicata la gravità della situazione, lo svuotamento sempre più preoccupante di certe premesse e prospettive di ripresa intorno alle quali si favoleggiò troppo affrettatamente, qualche anno fa, di miracolose « rinascite ». Non è questa la sede per tentare un'ampia analisi sulle cause oggetlive e sulle complesse motivazioni « interne » di quella crisi. Certo che la clamorosa rinascita, se mai v'è stata. si è mutata precocemente in una opaca restaurazione, che investe un po' tutti, « maestri » autentici e presunti tali, ex-giovani e giovani delle ultime leve. Proprio qui a Catania, nel già ricordato convegno promosso dagli amici che banno poi dato vita a questa fervida e intelligente rivista, notavamo lo scorso anno: « Il sormontare di quello che Calvino ha definito assai felicemente il ' mare dell'oggettività', e l'impossibilità di ogni comunicazione di idee e sentimenti ne L'eclisse di Antonioni, l'impoverimento del discorso autobiografico del Fellini di 8 112 e il suo fittizio superamento della 'crisi' in una riconciliazione patetica e filistea a un tempo dei conflitti e delle lacerazioni, la sconsolata contemplazione del declino estetico-politico del Gattopardo nel film di Visconti hanno in comune, pur nella natura diversissima delle premesse e degli orientamenti, un dato assai sin- - 21
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